Perché il sostegno di Biden a Israele potrebbe costargli la rielezione

Sin dal giorno dell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, gli Stati Uniti si sono schierati al fianco di Tel Aviv, e Joe Biden ha da subito assicurato il suo “impegno incrollabile” a sostegno della nazione. Il presidente statunitense è un sostenitore di lunga data di Israele e del nazionalismo ebraico, e da sempre afferma che “non è necessario essere ebrei per essere sionisti. E io sono sionista”. Biden, che ha origini cattoliche irlandesi, ha spesso professato la sua affinità con il Paese mediorientale. “Se non ci fosse un Israele dovremmo inventarne uno”, ha ribadito più volte, “per proteggere i nostri interessi nella regione”, e perché “abbiamo gli stessi valori”.

Biden il più grande beneficiario nella storia di donazioni da gruppi pro-israeliani

Come ricorda la Reuters, il presidente ha in parte attribuito la sua visione del mondo pro-Israele a suo padre che, dopo la Seconda guerra mondiale e l’Olocausto nazista, ha insistito sul fatto che non c’erano dubbi sulla giustezza della creazione di Israele come patria ebraica nel 1948. Durante i suoi 36 anni al Senato, Biden è stato il più grande beneficiario nella storia della Camera di donazioni da parte di gruppi pro-israeliani, ricevendo 4,2 milioni di dollari, secondo il database di Open Secrets.

Ma adesso la sua posizione pro-israeliana lo sta mettendo in difficoltà con una parte del suo partito, nonché dei suoi elettori, e potrebbe addirittura costargli la rielezione se non riuscirà a riacquistare la fiducia perduta, mostrandosi un mediatore tra le parti e non solo un cieco sostenitore dell’operato del governo guidato da Benjamin Netanyahu. Sebbene Biden e Netanyahu si dichiarino amici di lunga data, i loro rapporti si sono incrinati negli ultimi mesi, quando la Casa Bianca ha fatto eco agli oppositori israeliani del piano di Netanyahu di limitare i poteri della Corte Suprema. Ma dopo che Hamas ha ucciso il 7 ottobre 1.200 persone e preso oltre 200 ostaggi, le differenze sono state messe da parte e Washington si è, ancora una volta, schierata con Israele in maniera totale.

L’opinione pubblica statunitense si è schierata con Israele

L’opinione pubblica statunitense si è schierata a favore di un attacco a Gaza da parte di Israele, ma con il numero dei morti palestinesi che cresceva di giorno in giorno, nel Paese sono cresciute anche le proteste, soprattutto nella base elettorale democratica. E così mentre i repubblicani hanno mostrato una quasi unanimità nell’appoggiare qualsiasi azione intrapresa da Tel Aviv, Biden deve affrontare il dissenso di una fazione di progressisti che spinge per un cessate il fuoco, che il leader dei democratici non ha ancora chiesto. “Presidente Biden, non tutta l’America è con lei in questo caso, e lei deve svegliarsi e capire”, ha detto il mese scorso a un corteo per la Palestina la deputata Rashida Tlaib, l’unica palestinese americana al Congresso. “Stiamo letteralmente guardando persone che commettono un genocidio”, ha aggiunto tra gli applausi del corteo.

Un sondaggio Reuters/Ipsos pubblicato a due settimane dall’attacco di Hamas ha mostrato una un sostegno verso Israele più alto tra i repubblicani (54%) rispetto al 37% dei democratici, e con l’aumentare dei morti civili a Gaza il sostengo verso una posizione più dura contro Israele sta crescendo. E con le elezioni presidenziali del 2024, Biden sa che la sua posizione sulla guerra potrebbe rivelarsi decisiva.

Gli Stati in bilico

La competizione potrebbe finire con un ulteriore testa a testa con Donald Trump in Stati in bilico come la Georgia e il Michigan, Stati in cui elettori musulmani e arabo-americani hanno votato per i Democratici tre anni fa. E perderli potrebbe costare caro a Biden, che nel 2020 ha vinto in Michigan con un margine del 2,78%, cioè 154.188 voti, e in Georgia addirittura di un misero 0,23%, cioè 11.779 voti. Se queste persone dovessero passare ai repubblicani, o anche semplicemente astenersi, per Biden potrebbe essere un disastro.

Come riporta in un lungo approfondimento il New York Times, le proteste nella base del partito, e anche tra i funzionari, diventano ogni giorno più forti, con il conteggio delle vittime palestinesi che ha superato i 12mila morti, tra cui oltre 5mila bambini. Ghada Elnajjar era tra i palestinesi americani che hanno iniziato a mobilitarsi e a raccogliere fondi per Biden in Georgia nel 2020 con il gruppo Arab Americans for Biden.

La donna ha detto che la promessa del gruppo per la campagna elettorale, cioè che “Joe Biden crede nel valore di ogni palestinese e di ogni israeliano”, ora sembra svanito. “Sentivo che eravamo stati in grado di unirci come comunità per eleggere questo presidente che ci ha riconosciuto, che è stato felice di collaborare con noi”, ha detto al giornale. “E si potrebbe pensare che da questo derivi un’influenza e un potere, ma essere completamente messi da parte sull’argomento più importante per il quale si è eletto il presidente è sconvolgente”, ha aggiunto.

E la sua voce e solo una delle tante che si sono levate nella comunità araba. Poche settimane dopo l’inizio della guerra, Biden aveva invitato alla Casa Bianca un piccolo gruppo di importanti musulmani americani per discutere di islamofobia nel Paese. Secondo diversi testimoni la discussione è stata piuttosto accesa, con i partecipanti che hanno detto al presidente che il suo sostengo a Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre è stato visto da molti come un permesso per i bombardamenti indiscriminati a Gaza.

Equilibri delicati

“Lui ha riconosciuto che ci sono stati dei passi falsi nella retorica”, ha detto Wa’el Alzayat, amministratore delegato di Emgage, un gruppo che mobilita gli elettori musulmani, che ha partecipato all’incontro. “Biden ha ascoltato, ha mostrato empatia e ha promesso di fare meglio, in particolare per quanto riguarda l’umanizzazione dei palestinesi”, ha riconosciuto.

E da allora la sua posizione si sta leggermente modificando, e sempre più spesso Biden, seppur in maniera molto moderata, ha abbinato le sue parole di sostegno a Tel Aviv ad appelli più forti alla cautela e alla protezione dei civili palestinesi, mentre il bilancio delle vittime civili che ha raggiunto livelli catastrofici. In un editoriale pubblicato sul Washington Post lo scorso 18 novembre, Biden ha espresso empatia non solo per le vittime israeliane degli attacchi di Hamas, ma anche per i civili palestinesi colpiti dall’assalto militare di Israele. “Anch’io sono affranto dalle immagini di Gaza e dalla morte di molte migliaia di civili, compresi i bambini”, ha scritto Biden aggiungendo: “Ogni vita palestinese innocente persa è una tragedia che lacera famiglie e comunità”.

Queste parole però non basteranno a fargli acquistare nuovamente il sostegno perduto nella sinistra del partito, nonché nella base araba e musulmana, e le sue azioni nelle prossime settimane, con il conflitto destinato a ricominciare a breve dopo la fine della pausa umanitaria, potrebbero essere decisive per le sue chance di rielezione.

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Fonte : Today