Tim Cook, il numero uno di Apple guadagna il doppio di Hamilton e 1.447 volte di più di un dipendente

E’ arrivato come un fulmine nel già complicato mondo di polemiche sui super stipendi dei top manager il dato relativo al super compenso di Tim Cook, il numero uno della Apple: una retribuzione da record, il doppio di quella del pilota più pagato in F1, Lewis Hamilton, e lievitata grazie ai premi ottenuti in azioni della società che gli hanno fatto guadagnare quasi 100 milioni di dollari nel 2021. E considerando che la retribuzione media per i dipendenti della Apple lo scorso anno è stata di 68.254 dollari, Tim Cook ha ricevuto uno stipendio pari a 1.447 volte quello di un suo collaboratore.

E parliamo di numeri ufficiali che arrivano  da un documento consegnato dalla stessa Apple alla Sec, l’autorità che controlla il mercato negli Usa. Da qui si apprende che nel 2021 lo stipendio di Cook è rimasto fermo a 3 milioni di dollari, ma poi il manager ha ricevuto 82,3 milioni di dollari di premi in azioni Apple, 12 milioni di dollari per aver raggiunto gli obiettivi di Apple e 1,4 milioni di dollari per viaggi aerei. Per un totale che sfiora i 100 milioni.

Secondo l’ultimo rapporto Executive Paywatch, pubblicato dalla Federazione americana del lavoro e dal Congresso delle organizzazioni industriali (AFL-CIO), il rapporto retributivo medio tra Ceo e lavoratore nelle società S&P 500 era di 299 a 1 nel 2020. Molto diverso da quello di oggi. Certo, è chiaro che i massimi dirigenti devono guadagnare di più, anzi significativamente di più, rispetto ai lavoratori medi, ma cresce allo stesso tempo la critica al divario sempre più ampio tra la retribuzione del Ceo e la retribuzione regolare dei lavoratori.

I dati compilati dall’Economic Policy Institute mostrano infatti che la retribuzione dei Ceo aggiustata per l’inflazione presso le 350 più grandi società pubbliche degli Stati Uniti è cresciuta del 1.322% tra il 1978 e il 2020. In netto contrasto, i salari reali della produzione/lavoratori non addetti alla supervisione sono cresciuti di appena il 18% durante lo stesso lasso di tempo, sollevando dubbi sul fatto che i lavoratori stiano ottenendo la loro giusta quota del valore che contribuiscono a creare.

Fonte : Repubblica