Courtney Love ha partecipato ad un podcast sulla musica e l’estetica degli anni 90 intitolato “60 Songs That Expalined the 90s” e ha parlato degli ultimi drammatici giorni di vita di Kurt Cobain, la sequenza di eventi che lo fanno precipitare nell’isolamento e in una spirale autodostruttiva senza possibilità di uscita. Dopo l’overdose di alcol e sonniferi a Roma del 3 marzo 1994 che interrompe l’ultimo tour europeo dei Nirvana, Kurt Cobain torna a Seattle e in seguito ad un altra crisi depressiva (Courtney Love telefona alla polizia la notte del 18 marzo 1994 dicendo che si è chiuso in una stanza della loro casa su Lake Washington Boulevard) viene convinto a disintossicarsi e a farsi ricoverare nella clinica Exodus Recovery Center di Los Angeles. «Tra le persone che sono intervenute per aiutarlo c’erano Pat Smear, Eric Erlandson, Patty Schemel delle Hole e Roddy Bottum dei Faith No More» ha detto Courtney Love. Kurt arriva all’Exodus Recovery Center il 30 marzo 1994 ma il giorno dopo scappa.
«C’era Gibby Haynes in quegli stessi giorni all’Exodus» ha detto Courtney Love riferendosi al frontman della punk band Butthole Surfers, «E lo ha sentito dire: salterò il muro. Ho chiamato il centro, mi hanno detto che era tutto ok e che gli avrebbero fatto una radiografia in mattinata, invece era sparito. Per cinque giorni nessuno ha saputo più niente di lui e io sono andata in panico. So che ha chiamato un taxi, so che è salito su un aereo su cui c’era anche Duff McKagan, ma poi è svanito nel nulla».
L’aereo è quello che riporta Kurt da Los Angeles a Seattle il 1 aprile. Duff McKagan, è seduto nel sedile di fianco a lui. «Sembrava contento di vedermi, ma l’istinto mi diceva che c’era qualcosa che non andava» ha detto il bassista dei Guns N’ Roses. Per cinque giorni, Courtney Love lo cerca ovunque, telefonando anche agli hotel dove spesso Kurt si registrava con un falso nome, ma Kurt Cobain si è rifugiato dove nessuno inspiegabilmente lo va a cercare, in casa sua. Prima ha preso un taxi in aeroporto e si è fatto portare in un negozio di armi di Seattle per comprare delle munizioni, dicendo al tassista che vuole tenerle in casa per fendersi dai ladri. La mattina dell’8 aprile 1994 l’elettricista Gary T. Smith della ditta VECA Electrics entra per installare un sistema di allarme e lo trova senza vita nel giardino coperto che si trova sopra al garage. Gary Smith pensa stia dormendo, poi vede il sangue e il fucile Remington Model 11 appoggiato sul suo petto (comprato dal suo amico Dylan Carlson della band Earth da Stan Baker’s Gun Shop a Seattle) e la lettera d addio indirizzata al suo amico immaginario Boddah conficcata con una penna in un vaso di fiori. Il coroner stabilisce che il suicidio è avvenuto il 5 aprile 1994. «Togliersi la vita è una cosa enorme, terribile» ha detto Courtney Love, «L’eroe è morto e lo stupido è sopravvissuto, e quello sono io».
Fonte : Virgin Radio