Intelligenza artificiale, molti esperti di mettono in guardia sul rischio che porti all’estinzione dell’umanità

Secondo i principali leader del settore, l’intelligenza artificiale (Ia) può mettere l’umanità in pericolo di estinzione. Per questo gli amministratori delegati di OpenAi, DeepMind, Anthropic e altri studiosi ed esperti come Geoffrey Hinton, il cosiddetto “padrino” dell’intelligenza artificiale, hanno firmato una petizione per chiedere ai leader mondiali di affrontare i pericoli posti dall’intelligenza artificiale allo stesso modo in cui si affrontano le pandemie o la guerra nucleare.

Mitigare il rischio di estinzione rappresentato dall’Ia dovrebbe essere una priorità globale al pari di altri rischi di portata sociale come le pandemie e la guerra nucleare”, recita il sintetico appello della petizione, pubblicata sul sito dell’organizzazione no-profit Center for Ia safety.

Un appello condiviso proprio nel giorno in cui i rappresentanti dell’Unione europea e degli Stati Uniti si stanno riunendo in Svezia per l’apertura dei lavori del Consiglio per il commercio e la tecnologia, che coordina l’approccio globale dei due blocchi in relazione all’economia e allo sviluppo tecnologico.

Anche senza l’intervento di praticamente tutti i maggiori esperti globali di intelligenza artificiale, l’Ia avrebbe già avuto molto probabilmente un posto d’onore al centro del dibattito. Ma la convergenza dei nomi più importanti del settore, uniti attorno un concetto chiaro e semplice, cioè il pericolo di estinzione per la razza umana, darà senza dubbio un taglio diverso all’incontro.

Chi ha firmato l’appello

Le prime due firme sono quelle di Geoffry Hinton e Yoshua Bengio, i due informatici canadesi vincitori del premio Turing 2018 per il loro lavoro sull’apprendimento profondo delle macchine, ritenuti universalmente i pionieri dell’intelligenza artificiale assieme a Yann LeCun, che oggi lavora in Meta e ha deciso di non sottoscrivere l’appello, come riporta Reuters.

Manca anche Elon Musk, che però aveva già lanciato un appello a marzo 2023 per far interrompere per sei mesi lo sviluppo delle Ia più potenti. Idea rimasta inascoltata e ignorata da tutte le firme riunite nella nuova petizione. Tra queste non poteva mancare quella di Sam Altman, l’amministratore delegato di OpenAi, l’azienda dietro al più famoso e controverso chatbot ChatGpt.

E poi ancora Demis Hassabis, capo di Google DeepMind, il dipartimento per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale di Alphabet, Dario Amodei, amministratore delegato di Anthropic, altra azienda leader nel settore, Audrey Tang, ministra per gli Affari digitali di Taiwan, Angela Kane, ex alto rappresentante della Nazioni Unite per il disarmo, e Kevin Scott, direttore tecnico di Microsoft.

Ma la lista continua con più di cento nomi provenienti dalle maggiori università al mondo, come Mit, Berkley, Oxford, Harvard, Yale, Cornell, Stanford, l’Imperial college di Londra o l’università di Toronto. Tra questi non solo esperti informatici, ma anche filosofi, giuristi o biologi.

Infine altri provenienti dal mondo della politica e delle istituzioni internazionali, così come da altre grandi aziende come Skype, Quora o Notion e anche la musicista e cantante canadese Grimes, ex moglie di Elon Musk.

Fonte : Wired