A quattro mesi e mezzo dal rogo che ha ridotto in cenere l’ex Casina dei Pini a Villa Massimo, torna d’attualità il dibattito sul destino dell’area ormai quasi del tutto sgomberata. Già dalla mattina successiva all’accaduto, la giunta del II municipio aveva annunciato di voler realizzare un caffè letterario, sulla falsariga di quello presente all’interno del Parco Virgiliano a via Nemorense. Carteinregola, però, ha timore che le intenzioni siano leggermente diverse: alla Soprintendenza Speciale sarebbe stato presentato un progetto preliminare per la costruzione di un edificio di 100 mq con spazi esterni per ospitare un bar-ristorante.
Il progetto del municipio per Villa Massimo
Carteinregola, associazione che tra le tante battaglie ha portato avanti anche quella contro gli abusi edilizi degli ex gestori della Casina dei Pini, nelle scorse settimane ha voluto approfondire il tema e tramite Anna Maria Bianchi e Thaya Passarelli ha presentato un accesso civico generalizzato all’ufficio tecnico del II municipio, prendendo visione della relazione tecnica e del progetto preliminare già al vaglio della Soprintendenza di Stato. Nelle carte si legge, così fa sapere Carteinregola, di un manufatto con una superficie di circa 100 mq, oltre all’area esterna per tavolini e sedie e una scalinata che unisce il chiosco con il resto del giardino. Il tutto, ricordano da Carteinregola “su un’area, quella della pineta di Villa Massimo intitolata a Giuseppe Di Meo, sottoposta a doppio vincolo, monumentale e paesaggistico”.
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Carteinregola: “Chiediamo chiarimenti sulle intenzioni dell’amministrazione”
“Abbiamo deciso di scrivere una lettera alla Soprintendenza e alla presidente del II municipio Del Bello – fa sapere Anna Maria Bianchi di Carteinregola a RomaToday – per chiarirci alcuni punti oscuri della vicenda. Il tema del contendere per noi è il dimensionamento del chiosco: quant’era grande la parte legittimamente costruita prima che l’ex gestore facesse gli abusi? Dovranno dimostrare che l’estensione di 100 mq è legittima, altrimenti servono autorizzazioni ulteriori. Noi non siamo contrari per principio, ma è un giardino piccolo in cui se metti 80 mq più i tavolini vuol dire che privatizzi una parte importante dell’area. Una volta che dai una licenza di somministrazione, inoltre, se il gestore vuole tenere aperto fino a mezzanotte diventa un problema per la quiete pubblica, ci sono le palazzine a due metri”.
Rischio movida in caso aprisse un locale con licenza di somministrazione
Se pensiamo a quanto successo la scorsa estate, con i residenti infuriati per l’arrivo (poi saltato) della rassegna teatrale di Michele La Ginestra, è difficile immaginare che facciano i salti di gioia davanti alla possibilità di un locale che tenga aperto fino a tardi. “Quello che chiediamo – conclude Bianchi – è il ripristino del chiosco originale, con tavolini e il bagno pubblico, non l’ennesimo ristorante per la movida e gli aperitivi. Non è un giardino che può sostenere un simile impatto. Pretendiamo che atti alla mano – perché la Soprintendenza non ha approvato il progetto – dimostrino che la superficie legittima sia uguale a quella storica e che non ci siano superfetazioni, seppur istituzionalizzate”.
Un bando per la gestione di uno “spazio culturale”
A febbraio la presidente della commissione cultura del II, Lucrezia Colmayer, aveva parlato di un bando per la gestione di uno “spazio culturale sul genere del caffè letterario – le sue parole – e abbiamo dato mandato alla presidente di promuoverne la realizzazione”. L’obiettivo è di “riconsegnare lo spazio alla cittadinanza con estrema trasparenza, sfruttando magari anche il nuovo regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni”. La prossima settimana, a quanto è possibile sapere, ci sarà una riunione di maggioranza in presenza durante la quale la presidente dovrebbe mostrare il progetto ai consiglieri.
Del Bello: “Nessun ristorante, imporremo paletti precisi al gestore. Vogliamo un caffè letterario”
Interpellata dal nostro giornale, Francesca Del Bello ha fatto chiarezza sulle intenzioni del municipio rispetto all’area dell’ex Casina dei Pini: “Il progetto di ricostruzione era già in elaborazione prima del rogo – specifica – ed è stato realizzato seguendo una serie di prescrizioni da parte della Soprintendenza. E’ una struttura a pianta rettangolare quasi esclusivamente in vetro, con tetto spiovente, senza recinzioni e con spazio esterno e all’interno c’è un bancone per servire dal caffè al gelato, aperitivo incluso, oltre ai bagni pubblici. Capisco perfettamente il timore che il gestore usi la licenza di somministrazione per trasformare tutto in un ristorante, ma il bando per l’assegnazione avrà dei paletti precisi per evitare che succeda. Il nostro riferimento è parco Nemorense, vogliamo fare la stessa cosa”. Sulla superficie, Del Bello corregge Carteinregola: “Parliamo di circa 70 mq – prosegue – e comunque i limiti li abbiamo ricevuti dalla Soprintendenza. Faremo di tutto per rispettare i vincoli imposti, se dovremo ridurre la superficie lo faremo, ma non è detto che sia la soluzione per evitare problemi. L’obiettivo è che l’attività segua gli orari di apertura e chiusura del parco, cioè alba e tramonto”.
Fonte : Roma Today