Nella notte di lunedì la scossa principale ha colpito circa duecento chilometri della faglia anatolica orientale, nella Turchia meridionale. Nello specifico, si è trattato di un terremoto di tipo trascorrente, o strike-slip, che si verifica quando tra due masse di roccia che si muovono orizzontalmente in direzioni opposte si accumula progressivamente tensione fino alla rottura della faglia. Dal momento che è stato molto superficiale, inoltre, il sisma ha generato scosse più intense in superficie (anche la faglia di San Andreas in California – lungo la quale avvenne il terremoto che ha distrutto gran parte di San Francisco nel 1906 – è di tipo trascorrente).
In generale, più è ampia la scossa principale, più lo saranno anche quelle di assestamento, che tendono a diminuire in frequenza e gravità con il passare del tempo. Come si può vedere in questa mappa, scosse di assestamento di varia intensità si sono susseguite lungo la linea di faglia del terremoto originale e su una linea di faglia diversa, ma collegata, a nord, dove sembra essere avvenuta la scossa di assestamento di magnitudo 7,5. “Si tratta di un sistema di faglie davvero complicato, poiché la crosta è molto schiacciata“, afferma Alice Gabriel, sismologa presso lo Scripps Institution of Oceanography.
Questa complessità fa sì che gli effetti di ciò accade in una faglia non si limitino a quell’area. È possibile che lo stress che ha portato alla scossa di magnitudo 7,5 si fosse accumulato da tempo per essere poi scatenato dalla scossa principale: “Ha anticipato un po’ i tempi, provocando il grande terremoto che si sarebbe comunque verificato“, sottolinea Austin Elliott, geologo del Servizio geologico degli Stati Uniti. Queste scosse di assestamento sono “semplicemente altri terremoti, non c’è nulla che li distingua. Un terremoto così grande cambia lo stress della crosta terrestre in modo così sostanziale da aumentare il tasso di tutti gli altri terremoti locali“.
Il peggior scenario possibile
A giorni o settimane di distanza da un sisma possono registrarsi scosse di assestamento devastanti. Nel 2015, per esempio, un terremoto di magnitudo 7,8 in Nepal è stato seguito 17 giorni dopo da un sisma di magnitudo 7,3. La possibilità che un terremoto produca una scossa di assestamento ancora più forte è solo del 5 per cento circa, dice Elliott, ma è comunque un’eventualità ben documentata: nel luglio 2019, due giorni dopo un sisma di magnitudo 6,4 a Ridgecrest, in California, ne è arrivato un altro di magnitudo 7,1.
Fonte : Wired