“È comprensibile che la pressione da parte dei genitori spesso si concentri sull’apparente stabilità offerta da queste grandi azienda – commenta Ralph –. Ma soprattutto negli ultimi anni molte aziende più piccole hanno faticato ad assumere“.
Cambio di prospettiva
Tuttavia, il fatto che i licenziamenti abbiano coinvolto anche i neolaureati provenienti delle migliori università illustra in modo chiaro una tesi che gli esperti del lavoro, i professori di informatica e i sindacati cercano di portare avanti da anni: le competenze richieste per la maggior parte dei posti di lavoro che sono alla base di queste grandi istituzioni in realtà non richiedono una laurea conseguita nelle facoltà di informatica più rinomate del mondo. Se così fosse, difficilmente Meta avrebbe frenato un programma di tirocini che ha impiegato anni a sviluppare, rischiando di perdere la fiducia di una generazione di laureati d’élite.
Ralph incoraggia gli studenti che si sentono delusi dalla recente inversione di tendenza a considerare i vantaggi delle aziende più piccole. Non potendo pagare stipendi di prim’ordine o puntare su un nome altisonante, queste realtà sono più incentivate ad assumere professionisti e stagisti con competenze di cui hanno effettivamente bisogno. Inoltre devono anche impegnarsi di più per trattenerli, offrendo loro un lavoro concreto e creando una cultura lavorativa inclusiva. “Sono da tempo un sostenitore delle piccole e medie imprese tecnologiche. Noi limitiamo il numero di grandi aziende che entrano a far parte del nostro programma di partnership“, racconta Ralph.
Nonostante i recenti licenziamenti, i posti di lavoro nel settore tecnologico sono ancora abbondanti. Sebbene gli annunci di lavoro siano leggermente diminuiti, negli Stati Uniti il numero di posizioni aperte è circa lo stesso dell’inizio del 2018, secondo i dati di un rapporto pubblicato a gennaio dal gruppo CompTia. Molte di queste offerte però non si riferiscono più alle big tech: più della metà degli impieghi tecnologici sono infatti legati a campi completamente diversi, come l’assistenza sanitaria e la finanza, come mostrano i dati di CompTia.
Alcuni neolaureati hanno iniziato a rivedere le proprie ambizioni. Noah Backman, che a dicembre si è laureato in informatica alla University of Missouri, ha iniziato ad accettare la nuova realtà: “Per quanto riguarda il tipo di lavoro, mi sono allontanato un po’ dall’ingegneria del software e sto iniziando a guardare più ai ruoli informatici“, dice.
Il caso degli studenti internazionali
Per gli studenti che arrivano negli Stati Uniti da oltreoceano, l’adattamento alle nuove prospettive delle big tech è più difficile. Le aziende tecnologiche sono tradizionalmente i principali sponsor dei visti per immigrati altamente qualificati di cui gli studenti internazionali hanno bisogno per poter rimanere nel paese. Ma i titolari di questi visti, gli H-1B, sono stati coinvolti dalla recente ondata di licenziamenti, con le aziende che in alcuni casi hanno anche annullato le offerte di lavoro sul tavolo.
Fonte : Wired