Yehonatan Indursky è a capo di questo progetto, con cui si cercherà di ricostruire il tour compiuto dal cantante nel 1973, durante il quarto conflitto arabo-israeliano. La storia di quell’esperienza terribile e particolare insieme è già stata raccontata qualche tempo fa in un libro omonimo
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Nel 1973 Leonard Cohen non stava vivendo un gran periodo. Non sopportava la donna con cui stava, non sopportava il fatto che un figlio gli imponesse di creare con lei quantomeno un simulacro di famiglia e soprattutto sentiva di non sopportare neanche se stesso. L’ispirazione era poca e il cantante sentiva di essere preda di un crescente narcisismo, che gli impediva di vedere chiaramente le cose. Per staccarsi da tutto decise allora di compiere una scelta drastica: partì alla volta del Sinai, lì dove si stava combattendo una guerra ogni giorno più sanguinosa, e cercò di fare quello che poteva portando ai soldati ciò che aveva: la sua musica. La storia di questo particolare tour, già raccontata in un libro, si prepara a diventare materiale per una serie intitolata Who By Fire.
Il canto del fuoco
Cinque anni fa moriva Leonard Cohen, i suoi album simbolo
Il 6 ottobre 1973 la guerra del Kippur ebbe inizio, dando il via a una tremenda escalation di violenza che alla fine avrebbe lasciato sul campo 2656 uccisi, nel Sinai o sul Golan, e quasi 12mila feriti. Cohen partì deciso a portare conforto ai soldati che si erano trovati a battersi senza avere neanche piena contezza del perché (ammesso che ce ne fosse uno). Voleva dargli una via di fuga dalle sofferenze attraverso la musica e invece furono loro a indicargli una nuova strada in un momento di crisi: “Sono venuto per sollevare i loro spiriti e loro hanno sollevato il mio”, racconterà il cantante e poeta in una delle rare interviste del periodo. Leonard Cohen era una star “collaterale” nella scena di quegli anni, abbastanza famoso da esibirsi con i migliori ma non proprio una popstar. Solo qualche anno prima era apparso al festival dell’isola di Wright di fronte a mezzo milione di persone: prima di lui Joan Baez era stata insultata e a Jimi Hendrix avevano bruciato addirittura il palco durante la performance. A lui nulla, quasi come se la sua figura fosse troppo eterea pure per essere contestata. Cohen invece voleva essere considerato a pieno, voleva il contatto con il pubblico, voleva confrontarsi anche con la realtà più dura. Per questo, a un certo punto, mollò tutto (anche la famiglia) e partì alla volta di Israele. Mise una camicia color kaki per mescolarsi tra i soldati e portò con sé la chitarra e diversi taccuini che sarebbero stati in fretta riempiti. Da questi ultimi partirà poi Matti Friedman per scrivere Who By Fire: Leonard Cohen in the Sinai (da noi Il canto del fuoco), un libro che ripercorre forse il tour più strano della carriera dell’artista e che sarà usato presto come base per una serie omonima.
There Is a War
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Fonte : Sky Tg24