Il 2022 si prepara ad essere un anno da ricordare nell’esplorazione della Luna. Il nostro satellite sarà infatti raggiunto dalle missioni spaziali organizzate da paesi come Giappone, Russia, Corea del Sud, India, Emirati Arabi e Stati Uniti, a cui dovrebbero accodarsi anche diverse sonde e lander privati. Questo, ovviamente, se l’instabilità provocata dall’invasione russa dell’Ucraina non finirà per cambiare le carte in tavola. Sperando che almeno nello Spazio gli echi della guerra si facciano sentire il meno possibile, il programma lunare per il 2022 è veramente ghiotto. Un appuntamento su tutti: Artemis 1, la missione che testerà il nuovo Space Launch System e la navicella Orion con cui la Nasa punta, nei prossimi anni, a portare nuovamente un equipaggio umano sulla Luna. Vediamo allora tutte le missioni lunari previste nel prossimo anno.
Artemis
Per la Nasa, l’appuntamento è programmato per agosto. Si tratterà del primo lancio dello Space Launch System, il più potente razzo mai costruito, che nelle intenzioni dell’agenzia spaziale americana dovrebbe diventare lo standard per le future missioni su altri mondi: la Luna, ovviamente, ma anche Marte, quando arriverà il suo momento. La missione di quest’anno, Artemis 1, sarà il banco di prova del nuovo razzo e della capsula Orion, che per l’occasione viaggerà senza equipaggio. Il programma è di raggiungere la Luna, circumnavigarla passando per il lato nascosto, e tornare sulla Terra, dopo un viaggio che dovrebbe durare tra i 25 e i 42 giorni (tutto dipenderà dal giorno in cui decollerà effettivamente il razzo). L’obiettivo principale della missione è quello di testare razzo e navicella in vista della prossima tappa: il viaggio di un equipaggio umano, che nel 2025 dovrebbe portare nuovamente la nostra specie a calcare il suolo lunare dopo oltre 50 anni di assenza.
Per questo motivo, l’esperimento principale a bordo di Artemis 1 valuterà l’efficacia del nuovo giubbotto Astrorad, che dovrebbe proteggere gli astronauti dalle radiazioni una volta al di fuori della bassa orbita terrestre (dove sono schermati dalla magnetosfera terrestre). Si tratta di una delle principali novità rispetto all’equipaggiamento delle missioni Apollo, durante le quali gli astronauti dovevano nascondersi all’interno di speciali rifugi anti radiazioni in caso di tempeste solari o altri pericoli. Nonostante l’attenzione sia rivolta tutta a prepararsi per il prossimo, storico, viaggio con equipaggio, Artemis 1 porta con sé anche un carico di 10 microsatelliti CubeSat pensati per svolgere importanti esperimenti scientifici in orbita lunare: dalla ricerca dell’acqua sulla superficie del satellite, allo studio degli effetti delle radiazioni spaziali sulla vita terrestre, al monitoraggio e lo studio degli asteroidi near earth (quelli con un’orbita potenzialmente in grado di portarli a scontrarsi con il nostro pianeta). La speranza ovviamente è che vada tutto per il verso giusto, sia per rispettare la tabella di marcia delle prossime missioni, sia perché ogni lancio del programma Artemis costa alla Nasa la bellezza di quattro miliardi di dollari, un sesto dell’intero budget dell’agenzia.
I privati
Dopo aver portato con successo i primi astronauti sulla stazione spaziale internazionale, nel 2022 l’industria spaziale privata ha un altro grande obiettivo di fronte a sé: le prime missioni commerciali sulla Luna. Molte delle missioni in programma sono finanziate dalla Nasa, all’interno del suo Commercial Lunar Payload Services, che punta ad appaltare il trasporto di equipaggiamenti ed esperimenti scientifici sulla Luna all’industria privata. Una delle aziende selezionate è l’Astrobotic, che dovrebbe testare per la prima volta sul campo il suo lander Peregrine verso fine anno, facendolo atterrare in una regione nota come Lacus Mortis. Un’altra è la Texana Intuitive Machines, che prevede di lanciare il suo lander Nova-C nel corso di quest’anno, con l’obbiettivo di effettuare due atterraggi in altrettante location a cavallo tra Mare Serenitas e Mare Crisium. Anche un’azienda giapponese partecipa alla nuova corsa alla Luna: si tratta di ispace, che prevede di aprire il suo programma lunare, Hakuto-R, con il lancio di un lander che nella seconda metà del 2022 dovrebbe trasportare sul nostro satellite il rover Rashid, sviluppato dagli Emirati Arabi Uniti.
La missione coreana
Tornando alle missioni delle agenzie spaziali, una delle più attese è il lancio del Korea Pathfinder Lunar Orbiter. Si tratta di un programma che ha come obbiettivo lo studio accurato della topografia lunare, sviluppato dall’agenzia spaziale della Corea del Sud. L’orbiter dovrebbe partire ad agosto, ed entrare in orbita lunare a circa 100 chilometri di distanza dal satellite. A bordo ci saranno sei strumenti scientifici pensati per sondare a fondo la superficie del pianeta. La PolCam, in particolare, è attesa con trepidazione dalla comunità scientifica, perché dovrebbe fornire la prima mappatura completa della superficie lunare effettuata sfruttando la luce polarizzata (una tecnica chiamata polarimetria), che fornirà un’analisi dettagliata della regolite che riveste il satellite, e aiuterà a identificare i luoghi più adatti per futuri allunaggi. Un altro strumento, chiamato ShadowCam, andrà invece a sondare le regioni buie alla ricerca di prove dell’esistenza di depositi di acqua ghiacciata sulla superficie.
La prima volta del Giappone
Anche il paese del sol levante progetta la sua prima visita alla Luna nei prossimi mesi. La missione si chiama Slim, o Smart Lander for Investigating Moon, e ha come obbiettivo principale quello di migliorare la precisione con cui le sonde riescono ad atterrare sulla Luna e su altri corpi celesti. Durante la discesa verso la superficie, il lander giapponese utilizzerà un software derivato dalle tecnologie di riconoscimento facciale per identificare i crateri lunari nelle vicinanze, e determinare in questo modo la propria posizione. L’obbiettivo è quello di riuscire a far atterrare il lander entro 100 metri dall’obbiettivo scelto, un tunnel di lava posizionato all’interno del cratere di Marius. Per fare un paragone, il modulo lunare Eagle della missione Apollo 11 aveva come intervallo di errore un percorso ellittico, con 20 chilometri di lunghezza e 5 di larghezza. Un altro importante obbiettivo della missione giapponese è quello di utilizzare una telecamera multibanda per studiare a fondo la composizione chimica dell’olivina, un materiale che si forma in profondità sotto la superficie del satellite, e potrebbe rivelare preziose informazioni sulla composizione interna della Luna.
L’India ci riprova
Nel 2019 la prima missione dell’agenzia spaziale indiana diretta all’esplorazione della Luna si concluse con un cocente fallimento: la distruzione del lander Vikram e del rover Pragyan. A poco più di due anni dall’incidente, l’India è pronta a ritentare l’impresa con la missione Chandrayaan-3, prevista per l’agosto di quest’anno (ma si pensa che potrebbe essere rinviata fino al 2023 per effettuare nuovi test sul lander). La nuova missione è praticamente la ripetizione della precedente, con minimi aggiustamenti effettuati al design del lander e del rover per migliorare le chance di successo. Se tutto andrà come sperato, il nuovo lander effettuerà un soft landing nei pressi del Polo Sud della Luna, una zona ancora poco esplorata del nostro satellite.
La Russia
Nonostante l’impegno bellico, anche la Russia ha grandi piani per la Luna nel 2022. La missione Luna-25 dovrebbe sancire il ritorno sul satellite a quarant’anni dall’ultima visita dell’era sovietica, avvenuta nel 1976 con la missione Luna-24. L’Esa avrebbe dovuto partecipare all’impresa, affidando al lander russo la sua telecamera Pilot-D (che avrebbe dovuto raccogliere informazioni durante l’atterraggio per preparare le future missioni europee), ma si è tirata indietro a metà aprile, in seguito alle tensioni internazionali scatenate dall’invasione dell’Ucraina. Per lo stesso motivo, molti esperti sono scettici rispetto alle reali possibilità che la missione vada in porto, nonostante le rassicurazioni della Roscosmos: gli effetti delle sanzioni occidentali sull’economia Russa lasciano infatti pensare che sarà impossibile lanciare la missione, a meno che l’intero programma fosse già stato pagato in anticipo.
Fonte : Wired