Cip e Ciop Agenti Speciali Recensione: il nuovo Roger Rabbit

Tra i maggiori e più amati protagonisti del mitico pomeriggio Disney di fine anni ’80, Cip e Ciop hanno occupato un ruolo importante nel cuore di tanti appassionanti. Non gli scoiattoli presentati nel ’47, nella loro semplicità, ma qualcosa di più audace e intriso di genere, esattamente come Duck Tales o anche TaleSpin e molti altri. In Rescue Rangers (o Agenti Speciali), i due personaggi gestivano insieme ad altri amici e colleghi un’agenzia investigativa a misura d’animaletti, dovendosela vedere sovente con nemici del calibro di Gatto Lardo o del Professor Pandemonium. Uno show animato che funzionava bene e in tutto, a partire dall’intrigante atmosfera degli episodi fino ad arrivare alla scrittura delle storie e dei dialoghi. Merito di una revisione forte e decisa delle caratteristiche dei due scoiattoli, caratterizzati con molta più precisione e contrasto a partire dal vestiario, Cip ispirato a Indiana Jones e Ciop a Magnum P.I.

Dopo l’originale reboot seriale di Duck Tales (che vi abbiamo raccontato nella recensione di Duck Tales), in casa Disney ha iniziato a serpeggiare l’idea di concedere nuova linfa e spazio a questi due Agenti Speciali, trovando nel lungometraggio il formato più adeguato e in una sorta di nuovo take’n’twist in stile Chi ha incastrato Roger Rabbit? la chiave di decifratura essenziale al rilancio dei personaggi. Tutto ciò che dovete sapere su Cip e Ciop Agenti Speciali è che è forse tra i migliori ibridi cinematografici usciti da trent’anni a questa parte, probabilmente il vero erede spirituale del capolavoro di Robert Zemeckis, tanto nell’anima concettuale quanto nel corpo visivo del racconto.

Lo spietato mondo del cinema

Sono molti i dettagli che rendono il film diretto da Akiva Schaffer una vera perla satirica di grande intrattenimento, per altro del tutto inaspettata. La forma che ricordavamo era ben più fantasiosa e a suo modo semplice, ma si adattava perfettamente alla dimensione seriale per cui era stata pensata, tendenzialmente procedurale e con pochi stacchi di trama verticale a unire gli eventi.

In fase di reboot, le penne di Dan Gregor e Doug Mand hanno invece pensato di andare oltre la barricata della semplice animazione e costruire qualcosa di più inventivo che potesse rendere giustizia allo spirito dello show re-inventandolo però del tutto. È così che Cip e Ciop – Agenti Speciali diventa un film attraverso cui ragionare sulla direzione dell’industria cinematografica dell’ultimo ventennio in chiave satirica e auto-ironica, trasformando però l’intelligente e sferzante critica in una divertente detective stories consapevole di esserlo, così come consapevole di essere ugualmente un reboot e agire in un mondo “reale” e diverso da quello degli anni ’80. Ci troviamo troviamo nella Hollywood del presente, in una dimensione dove umani e cartoni animati convivono da sempre. Cip e Ciop sono amici sin dalle scuole elementari e hanno coltivato e raggiunto insieme il sogno di recitare in un progetto tutto loro, finché il successo non ha in qualche modo condotto il più scapestrato Ciop a una scelta dolorosa che ha distrutto il lavoro di anni. Trent’anni dopo, lui si ritrova a elemosinare attenzione dai fan di vecchia data nelle fiere apposite, rifattosi persino il look in CGI – come fosse chirurgia estetica – per attirare potenziali produttori e nuovi progetti, mentre Cip vive una vita grigia e noiosa come assicuratore.

Non si parano ormi da anni a causa di quanto successo, ma quando Monterey Jack chiede aiuto ai due, gli scoiattoli decideranno di collaborare nuovamente fianco a fianco per risolvere il mistero della scomparsa del loro amico, arrivando a scoprire una terribile quanto geniale verità sul mercato dei bootleg e della nostalgia, dalle Alpi alle Ande di una Hollywood viva, vibrante, dinamica e metacinematografica.

Ciop e Ciop – Agenti Speciali racconta una storia ben elaborata tanto nei dialoghi quanto nell’intreccio narrativo, risultando inusuale e sorprendente per la sua caratura teorica e per il modo in cui riesce ad essere puntuale e ricca di tanto e ben mascherato cinismo nei confronti di una major industry malinconica e senza idee che troppo spesso si ripete senza davvero innovare. Caso vuole che l’uscita del film coincida con l’arrivo nelle sale del fenomenale Top Gun: Maverick, che in effetti è una pietra miliare della settima arte rispetto ai tanti remake o reboot nostalgici usciti nell’ultimo periodo, ma il film di Schaffer punta soprattutto i piedi sull’essenzialità delle storie e dei personaggi racconti, sulla restare fedele a se stessi anche quando il mondo o gli amici ti voltano le spalle. E lo fa nel migliore dei modi e nel migliore dei mondi possibili.

Un manifesto sull’animazione

A rendere altrettanto straordinario Cip e Cip – Agenti Speciali c’è anche lo stile. Come spiegavamo, è davvero il solo prodotto che più di tanti altri si avvicina quasi ad armi pari a Roger Rabbit, e lo fa senza tentare di imitarlo (non c’è noir, lo spirito narrativo è differente) ma provando a ragionare sulla Hollywood di oggi e sulle trasformazioni subite dal tempo, internamente ed esternamente alla capitale del cinema mainstream mondiale.

Quasi sfruttando l’animazione in senso diegetico alla narrazione, così, il film si fa portatore e manifesto dell’evoluzione dell’animazione nel corso di trent’anni di storia del cinema, portando avanti il discorso iniziato da Zemeckis con “armi” più moderne e con tanti spunti visivi e strutturali del mondo stesso dell’animazione da cui attingere.
Risulta così evidente su tutto lo strapotere Disney sullo sfruttamento delle IP, mettendo in risalto il numeroso e inarrivabile parco di personaggi a sua disposizione e gli altri – per così dire – in concessione. Non saremo certo noi a rovinarmi gli esilaranti cameo e le tante idee che vanno ad animare con grande ingegno il film, ma vi basti sapere che è soprattutto con i fallimenti che Cip e Ciop sa essere assolutamente dissacrante. Un prodotto che porta agli spettatori uno stile ibrido live-action e animazione a tecniche miste, attraversando tre decenni di mutamenti formali e concettuali di tecnica e arte, dal Pomeriggio Disney a Cats.

Non si lascia lascia impietosire dalla grandezza che fu e cavalca invece le possibilità di un decadimento strutturale che c’è, evidente pure nella Casa di Topolino, talmente palese da rappresentare la base di partenza per un rilancio che non vuole commettere errori, prendendosi tutti i rischi del caso e dimostrando che un modo intuitivo e sagacie di produrre un reboot esiste. Un film che decide di svestire ogni stereotipo del caso e affilare gli artigli quanto basta per essere graffiante senza esagerare, persino nei confronti di se stesso. Non sapevate di averne bisogno e magari nemmeno credevate con convinzione nel progetto, pur essendo cresciuti con le squillanti vocine dei due scoiattoli in testa, ma Cip e Ciop – Agenti Speciali è uno dei titoli più riusciti e sbalorditivi dell’anno e tra i migliori originali Disney di sempre.

Fonte : Everyeye