Nel titolo Buongiorno, notte, film del 2003 di Marco Bellocchio, viene racchiuso il periodo di contraddizioni che ha riempito il tempo del rapimento di Aldo Moro e che rivive nella pellicola del regista italiano. Una rivisitazione dell’espressione originale Buongiorno, mezzanotte, anche questa a fare da incipit a una delle opere di Emily Dickinson da cui l’autore ha preso ispirazione per dare il nome alla propria storia. Un’eco che il regista e sceneggiatore dice di aver letto, o forse di aver solo sentito, ma che sapeva rappresentasse appieno l’intenzione della sua pellicola, anche questa mutata nel corso della sua creazione. Nel 2022, quasi vent’anni dopo l’uscita del lungometraggio, Bellocchio rimaneggia quel titolo per trasformarlo in Esterno notte, lavorando ancora una volta sul significato delle parole e sul perché vengono poste con tale attenzione sull’elaborato cinematografico – e in questo caso anche seriale – del regista (non perdete il trailer ufficiale di Esterno Notte).
Dall’interno all’esterno
Se Buongiorno, notte esplorava il portato umano dei brigatisti coinvolti in prima persona nella presa coatta dell’esponente della Democrazia Cristiana, in Esterno notte viene riportato ciò che avveniva al di fuori del suo minuscolo nascondiglio, come a completare un quadro d’insieme che all’inizio del Duemila aveva raccontato solamente cosa era accaduto internamente al fatto di cronaca riportato da Marco Bellocchio; mentre Esterno notte ne permette l’indagine al di fuori tra i colleghi del partito politico e le relazioni dentro la sua casa, inquadrando il pubblico e il privato.
È l’anima a capitoli che concede al racconto di poter dilatarsi dando a diverse figure l’occasione di poter offrire ogni volta il proprio punto di vista. Ma al contempo, unendo quegli episodi, dà luce a un insieme che ne consente l’uscita al cinema in due parti, le quali arrivano in sala separate dopo qualche settimana di distanza – il 18 maggio e il 9 giugno -, aspettando poi la messa in onda seriale sul canale della Rai – scoprite anche gli altri film da vedere al cinema a maggio 2022. Tanti personaggi, perciò, quanti i punti di vista che Bellocchio ha voluto in quella che in principio era la sua idea iniziale anche per Buongiorno, notte. Il non mostrare Moro, l’assalto, il rapimento, ma riportare solo ciò che verteva attorno al crimine. Quegli universi laterali che l’autore ha successivamente escluso per portare in scena solamente il dialogo tra il protagonista di Roberto Herlitzka e i suoi rapitori capitanati da Luigi Lo Cascio, ma soprattutto spostando lo sguardo sulle contraddizioni della compagna Anna Laura Braghetti, basando il film proprio sul suo libro Il prigioniero.
Un’intenzione che, a quanto pare, non si è mai allontanata dalle volontà di un regista che ha trovato così, ad anni di distanza, la maniera di poter far convergere quei pianeti che vertevano attorno al sole irradiato da Moro e che lo hanno amato, bistrattato, sacrificato, facendo di ogni episodio – o di ogni capitolo – lo sbocco per un protagonista sempre diverso e la sua posizione durante il processo del popolo nei confronti dello stratega del compromesso storico.
Prediligendo sempre la vena drammaturgia a quella reale, mescolando fatti avvenuti ad una messinscena ricostruita e ragionata secondo la formula della finzione, Esterno notte ha la potenza degli sceneggiati e le colpe della Storia, tutto riportato in cinque ore e mezza di visione. Spiega i motivi dietro alle decisioni dei politici, mostra le mosse e contromosse di avversari che hanno pensato al loro bene facendo di Aldo Moro l’esca per far uscire i codardi, i vili e i disinteressati. È un uomo che è stato baluardo, pedina, vittima, capro espiatorio. Che rappresentava troppo per tutti e che quei tutti non lo hanno saputo proteggere, impegnati a difendere con muri e barricate i posti ai vertici che si erano immeritatamente o meno conquistati.
Le immagini suggestive, tra verità e finzione
Esterno notte è la Storia spiegata attraverso ciò che conveniva alla classe politica del 1978 e ai desideri di una Chiesa che ha voltato le spalle al più devoto dei suoi fedeli. È stato buttare in pasto ai nemici un uomo che, nel film/serie, vide di più il rispetto da parte dei suoi sequestratori che da quei presunti amici e colleghi, i quali dimostrarono di mettere la propria sicurezza e quella del partito davanti ad una personalità senza cui la DC – e a volte loro stessi – non sarebbe mai progredita.
Un’operazione gigante per l’edificazione di un decennio curato nelle scenografie e nei costumi, ma i cui temi e le motivazioni dei personaggi sembrano uscire dalle più sofferte e raffinate tragedie classiche, sotto cui ribolle lo spirito da sempre fumantino e rivoluzionario di Marco Bellocchio, ancora come fosse nel pieno dei suoi venti o trent’anni. Con la stessa rabbia, la stessa verve, lo stesso senso per la rivolta che lo ha introdotto nei corridoio del cinema. Anche quando è l’autore stesso, proprio con Esterno notte, a rivelare un altro volto per la sua carriera, che giungerà per la prima volta a puntate sulla televisione. Quello di un narratore che della gente ha sempre parlato con una certa presa fine e intellettuale, questa volta quanto mai vicino ad un tipo di produzione pensata per una fruizione popolare destinata inoltre alla Rai, eppure ancora vitale, anarchica e incendiata.
Piena di figure retoriche, di immagini evocative, di spettri che arricchiscono la realtà degli accadimenti come un Aldo Moro che cade sotto il peso della croce o impazzisce con due palline da ping pong sugli occhi. Un’esperienza spettatoriale che immerge in una pagina storica che ci tiene a sottolineare l’essere solamente lo spunto per un’opera di fantasia. Ma in cui alcuni pensieri, alcuni protagonisti, alcuni ideali e la loro fine li sentiamo quanto mai veri. Vivi anche se oramai passati, come conseguenza di un’Italia che ancora soffre per la sorte toccata all’onorevole Aldo Moro.
Fonte : Everyeye