Oltre che la prima guerra di TikTok, com’è stato chiamato, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è anche il primo conflitto in cui le criptovalute stanno svolgendo un ruolo rilevante su entrambi i fronti. L’Ucraina le sta sfruttando per ricevere donazioni internazionali, mentre i russi le utilizzano per aggirare le sanzioni economiche imposte dalla comunità internazionale e per mettere al sicuro i propri risparmi dalla caduta del rublo. E non parliamo solo degli oligarchi.
Stati Uniti e Unione europea temono che bitcoin e altri asset digitali possano aiutare l’élite di ultra miliardari vicina a Putin a eludere l’attacco occidentale ai loro patrimoni. La senatrice democratica Elizabeth Warren ha proposto un disegno di legge per evitarlo e l’Ucraina ha fatto invano pressioni su alcuni grandi exchange di criptovalute perché sospendano le proprie operazioni in Russia o chiudano gli account sospetti connessi a persone di nazionalità russa.
La situazione è però complicata perché l’uso di criptovalute non riguarda solo miliardari, ma sempre più cittadini russi da quando Visa, Mastercard e PayPal hanno chiuso tutti i servizi nel Paese e il rublo si sta svalutando.
Dall’inizio della guerra, il 24 febbraio, la spesa in bitcoin utilizzando i rubli è aumentata del 260%, rivelano i numeri di Coin Dance, una delle principali società di statistiche sul settore cripto. Il valore settimanale dei rubli convertiti in bitcoin è stato di circa 28 milioni di dollari nella settimana dal 14 al 20 marzo, rispetto ai circa 14 milioni di dollari di metà febbraio, segnando un aumento del 100%.
Inoltre, secondo Glassnode, un altro servizio di dati sulle criptovalute, il numero di conti Bitcoin russi è aumentato da 39,9 milioni a 40,7 milioni dall’invasione russa di fine febbraio e la dimensione media giornaliera di ogni transazione tra rublo e bitcoin, basata sui dati della più grande piattaforma di scambio in Russia, Binance, è salita a 580 dollari da metà febbraio.
Questi numeri indicano però che la maggior parte dell’aumento del trading di criptovalute russo è ancora, e sempre più, dominato da piccoli investitori e non da grandi magnati colpiti da sanzioni internazionali. Come scrivono gli autori di un articolo apparso su The Conversation, “è possibile che il presidente russo Vladimir Putin e i suoi compari utilizzino centinaia o migliaia di account per eseguire molte transazioni su piccola scala per spostare le loro fortune. Ma è più probabile che la loro ricchezza sia investita principalmente attraverso società di comodo in luoghi come Monaco, le Isole Vergini britanniche o l’Irlanda”.
Fonte : Wired