A Glasgow ore decisive per raggiungere l’intesa per limitare il riscaldamento globale. I lavori potrebbero anche slittare e concludersi dopo il previsto. “C’è molto da fare”, ha sottolineato il presidente Alok Sharma. Intanto il premier britannico Johnson lavora perché il summit arrivi a un punto comune. Dalla seconda bozza emerge l’invito ad accelerare sulle rinnovabili
Ultima decisiva giornata di negoziati a Glasgow, alla Cop26. Le speranze che si trovi un accordo per limitare il riscaldamento globale a un aumento di 1,5 gradi rispetto ai valori preindustriali si sono affievolite. Il grande ostacolo sembra essere – tra gli altri – il finanziamento: i Paesi più poveri vogliono più soldi e più a lungo di quanto i Paesi ricchi siano disposti a concedere. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutteres, intanto, ha avvertito che il limite di 1,5 gradi, considerato come quello massimo per evitare le conseguenze più catastrofiche, è “attaccato alle macchine di supporto vitale” (CLIMATE CRISIS: LA RUBRICA DI SKY TG24 SU COP26 E CAMBIAMENTO CLIMATICO).
La conclusione dei lavori
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I lavori potrebbero anche slittare e chiudersi nel week-end (come accadde a Parigi). Il governo britannico ha però più volte insistito nella volontà di chiudere entro il termine concordato e, nelle ultime ore, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal, Frans Timmermans, ha detto di aver rilevato una “dinamica positiva” e una crescente sensazione tra i leader che “si voglia arrivare a un accordo”.
Alok Sharma: “C’è molto lavoro da fare”
Intanto Usa e Cina, che sono i due principali Paesi che emettono CO2 nel pianeta, si sono impegnati a rafforzare la loro cooperazione sul clima. Oltre 100 Paesi del mondo, dove sorgono circa l’85% delle foreste mondiali, hanno promesso di fermare la deforestazione entro il 2030 (gli alberi sono essenziali per assorbire la CO2). Sempre 100 Paesi hanno firmato un piano per ridurre del 30% le attuali emissioni di metano entro il 2030. Più di 40 Paesi, tra cui i principali utilizzatori di carbone -Polonia, Vietnam e Cile – hanno deciso di abbandonarlo. E circa 450 organizzazioni finanziarie, che insieme controllano 130 trilioni di dollari, hanno accettato di sostenere la tecnologia “pulita” come l’energia rinnovabile e il finanziamento diretto alle industrie che bruciano combustibili fossili.
Fonte : Sky Tg24