Non sono soltanto le discipline scientifiche a essere un impero maschile e, prima di fare un’immersione nel passato, fermiamoci all’attualità. I Nobel 2021, assegnati lo scorso mese di ottobre, hanno premiato 13 persone, di cui soltanto una donna, la giornalista Maria Ressa insignita (insieme al collega Dmitrij Andreevi? Muratov) del Nobel per la pace. Dal 1901 a oggi il premio è andato 888 volte a uomini e 59 volte a donne: Marie Curie è stata premiata due volte quindi sono 58, le donne a cui è stato assegnato.
La presenza femminile è più marcata tra le fila dei vincitori del Nobel per la pace e quello per la letteratura, il gap resta comunque marcato anche in economia, che è più scienza sociale (e quindi materia umanistica) che materia scientifica.
La chimica del Nobel
La poco eterogenea forma del mondo delle scienze è tema noto che ritorna con ciclicità agli onori della cronaca. Che per una donna sia sempre più difficile farsi spazio nelle comunità scientifiche viene confermato anche da Paola Batistoni, fisica e ricercatrice nucleare, Responsabile della sezione sviluppo e promozione fusione nucleare per l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile (Enea).
Una difficoltà che sembra uscire anche dall’ambito prettamente scientifico e non è quindi soltanto confinata a discipline quali la chimica (il Nobel è stato assegnato a donne soltanto nel 3,87% dei casi), la fisica (1,86%) o la medicina (4,19%).
Anche nelle discipline umanistiche c’è un dominio maschile, benché le proporzioni siano meno marcate, facendo un’eccezione per il Nobel per l’economica, assegnato a donne soltanto nel 2,86% dei casi. È donna in un caso su sei (15,69%) la vincitrice del Nobel per la letteratura ed è donna in un caso su cinque la vincitrice del Nobel per la pace (19,78%).
Questo però non basta per capire se ci troviamo nel pieno della discriminazione di genere o se le donne sono soltanto molte meno rispetto agli uomini.
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Apartheid socioculturale?
I motivi per i quali le donne vanno molto meno degli uomini a Stoccolma e a Oslo a ritirare il Nobel sono soltanto numerici? Apparentemente no: l’Istituto per le statistiche dell’Unesco stima che le scienziate siano circa il 30% del totale. Poche, ma non così tanto da essere scarsamente annoverate tra i vincitori del più blasonato dei premi.
Per cercare di capire è opportuno restringere il campo e creare un rapporto tra vincitori e vincitrici analizzando periodi di tempo più brevi. Ciò che ne emerge è interessante: nel trentennio che va dal 1992 al 2021, le donne premiate sono state l’11%, più della somma dei 90 anni precedenti.
Il trentennio che va dal 1931 al 1962 ha fatto regredire l’esigua percentuale di donne insignite del Nobel. Se da una parte l’equilibrio politico ha avuto ricadute anche sull’assegnazione del Nobel (non sono stati assegnanti premi Nobel dal 1940 al 1942) va anche considerato che, a partire dal decennio precedente, l’ambiente era in fibrillazione a causa della meccanica quantistica, branca che ha polarizzato l’attenzione delle comunità scientifiche e poco incline – all’epoca almeno – alle figure femminili.
I numeri suggeriscono che c’è ancora una forte divisione tra riconoscimenti concessi agli uomini e quelli concessi alle donne, nonostante queste ultime vegano sempre più annoverate. Se le donne sono numericamente sempre più presenti nel mondo scientifico e, nonostante dei passi avanti, il gap è ancora macroscopico, cosa impedisce una più equa distribuzione del Nobel tra generi?
I dati indicano un collo di bottiglia. L’Accademia reale svedese delle scienze è responsabile del Nobel per la fisica, la chimica, l’economia e il premio Crafoord conferito per la ricerca scientifica, proprio quelli in cui si stenta di più a riconoscere i meriti delle donne e non c’è soltanto il Nobel a dimostrarlo.
Il premio Crafoord
L’Accademia reale svedese delle scienze sovraintende anche all’assegnazione del premio Crafoord, istituito nel 1980 da Anna Greta e Holger Crafoord. Viene concesso a ricercatori che si distinguono in ambito scientifico in: bioscienze, geoscienze, astronomia, matematica e ricerca sulla poliartrite. Tra i 74 ricercatori premiati figurano soltanto tre donne. E questo è un altro indizio a discapito dell’Accademia reale che, tra Nobel di propria competenza e premio Crafoord, sembra avere un atteggiamento poco aperto nei confronti delle donne.
Fonte : Repubblica