Una settimana di scioperi. I titolari dei pescherecci attraccati nei porti di tutta l’Italia hanno deciso d’incrociare le braccia.
Raddoppiato il costo del gasolio
Lo sciopero, avviato nella giornata del 7 marzo, è stato promosso dall’Associazione produttori pesca di Ancona ed è stato proclamato per richiamare l’attenzione del governo sull’incremento del prezzo del carburante. L’indice è puntato contro il raddoppio dei costi del carburante che, pur essendo privo di accise, ha raggiunto la sogna di un euro. Per molte barche, scendere in mare, rischia di rivelarsi improduttivo.
Una protesta nazionale
In attesa di un incontro con il Mipaaf, che potrebbe esserci già a metà settimana, i pescherecci che hanno aderito all’iniziativa non caleranno le reti. Una decisione che è stata assunta sabato 5 marzo durante un’assemblea che ha visto la partecipazione della maggior parte delle marinerie, compresa quella laziale. La scelta di non scendere in mare, quindi, coinvolge anche i pescatori che operano lungo la costa della nostra regione.
La preoccupazione del mercato
La serrata dei pescatori crea preoccupazione nel primo mercato ittico d’Italia, il Centro agroalimentare di Roma. “Ci sarà una carenza di prodotto locale che rappresenta una componente importante del prodotto commercializzato” ha infatti commentato Fabio Massimo Pallottini, il direttore generale del Car. “Le difficoltà che stanno vivendo le imprese della pesca con un improvviso raddoppio del costo del carburante, interessano tutta la filiera, in quanto il pesce viene trasportato in un sistema di catena del freddo comportando un alto assorbimento dei consumi energetici”.
Fonte : Roma Today