Il John Simm di Life on Mars torna a interpretare un detective della polizia britannica in Le indagini di Roy Grace, crime drama prodotto da Itv al suo esordio il 6 marzo su Sky Investigation e Now. I casi dell’ispettore di Brighton sono ispirati ai romanzi di Peter James editi in Italia da Longanesi, parte di una lunga e onorata tradizione di detective story della letteratura inglese. Dalle figure seminali dei gialli classici – da Sherlock Holmes a Poirot passando Miss Marple – ai più recenti protagonisti dei romanzi contemporanei, i più finiscono spesso e volentieri per diventare eroi e antieroi del piccolo schermo accanto a una schiera altrettanto folta di poliziotti provvisti di genio investigativo e intuito concepiti apposta per la televisione. Cogliamo l’occasione della prima Tv della miniserie dedicata a Roy Grace per passare in rassegna alcuni degli investigatori dai metodi più bizzarri e diversi della tradizione televisiva britannica recente.
Roy Grace (Le indagini di Roy Grace): il metodo sensitivo
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Roy è un uomo di mezz’età circondato da un’aura inquietantemente triste. Sciatto, depresso e con la tendenza a farsi troppo coinvolgere emotivamente dai cari delle vittime, ha le sue buone ragioni per tanta mestizia: la moglie è scomparsa, senza lasciare traccia, da ormai un lustro, diventando l’unico caso che Grace non ha mai risolto. Trattato con diffidenza dal suo superiore e con venerazione dal partner più giovane, il detective vanta un approccio fuori dall’ordinario per accumulare indizi: il ricorso a un sensitivo. Munito di mappa e pendolino, il suo medium preferito cerca cadaveri o presunti tali. Roy vi ripone fiducia completa, ma il paranormale non è ancora stato in grado di aiutarlo con il mistero della compagna svanita.
Gene Hunt (Life on Mars, Ashes to Ashes): il metodo manesco
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Capo di Sam Tyler (altro detective lamentoso interpretato da John Simm) nella serie poliziesca di culto Life on Mars e poi protagonista assoluto di Ashes to Ashes, Gene Hunt è un poliziotto di altri tempi, nel senso che crede fermamente nella consolidata abitudine pestare i sospetti finché non confessano. Considerato un metodo ortodosso e di uso convenzionale presso la polizia di Manchester negli anni ’70, si dimostra valido fino a un certo punto: alla fine si autoaccusano anche gli innocenti. Col tempo, e grazie all’influenza del più civile Tyler, Hunt tenderà a ricorrere meno di frequente a scappellotti e telefoni usati come armi, ma questo metodo resterà il suo preferito lungo tutta la carriera.
Vivienne Deering (No Offence) : il metodo femminile
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Ispettrice super tosta della Manchester Metropolitan Police in un dipartimento di polizia prevalentemente femminile nella bellissima e poco conosciuta serie No Offence, Viv è una donna scaltra, manipolatrice, protettiva che per una serie di coincidenze si trova ad affrontare con la sua squadra casi importanti e complicati come i delitti di un serial killer e un attentato durante una cerimonia. Pragmatica, ironica e apparentemente distaccata, Viv si distingue dalla maggior parte dei colleghi detective per mostrare ammirevoli empatia e rispetto nei confronti delle persone coinvolte nei suoi casi. Il finale della seconda stagione è uno dei più toccanti mai visti in un police drama, inglese o meno che sia.
John Luther (Luther): il metodo personale
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Detective della Omicidi londinese, il protagonista della serie eponima deve il suo talento nella risoluzione dei casi all’approccio estremamente personale che rende man mano più difficile mantenere le distanze dai criminali. Luther si lascia coinvolgere totalmente dalle indagini, il che lo rende aggressivo, ossessivo e vendicativo. Per molti versi molto più simile a un fuorilegge che a un membro delle forze dell’ordine che le fa rispettare, ricorre lui stesso a metodo illeciti. La sua relazione con la psicopatica e irresistibile Alice, alla quale dà strenuamente la caccia ma con la quale finirà per avere una relazione tumultuosa, lo rende il poliziotto meno ortodosso di questa classifica.
Padre Brown (Father Brown): il metodo religioso
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Parroco cattolico di un paesino inglese negli anni ‘50, il prete che presta il suo nome a questo giallo campagnolo fa parte della peculiare categoria dei religiosi detective di cui fanno parte anche il (suo) contemporaneo Grantchester, il monaco medievale Cadfael di I delitti dell’abbazia, il cugino americano Father Dowling e l’esemplare più esimio del genere, il frate inglese Guglielmo da Baskerville di Il nome della rosa. Tutti vantano origini letterarie; i delitti su cui indagano avvengono nell’alto e basso Medievo e negli Anni ’50, ovvero prima dell’avvento dei metodi investigativi moderni agevolati dalle impronte digitali, dell’analisi del dna e dei sistemi di sorveglianza video. Padre Brown, forte di una (s)fortuna degna della Signora in giallo che lo porta a vivere in un villaggio microscopico ma zeppo di morti ammazzati, risolve i casi grazie all’intuito e alla conoscenza dell’anima dei suoi parrocchiani.
Fonte : Wired