Far rivivere gli spazi abbandonati, chiusi e in decadenza di Roma convertendoli in poli culturali che possano offrire al territorio anche servizi come sportelli di assistenza legale o psicologica, corsi di formazione, luoghi di studio pensati per essere aperti anche di notte, aree espositive o coworking. E’ questo uno degli scopi del piano da 50 milioni di euro che la giunta capitolina ha approvato per il potenziamento delle biblioteche di Roma.
Per le biblioteche di Roma un piano da 50 milioni
Se parte delle risorse, 17,5 milioni, saranno destinati all’adeguamento strutturale e impiantistico con efficientamento energetico di 21 delle 40 sedi del sistema bibliotecario esistente, i restanti 32,5 milioni di euro saranno utilizzati per la creazione di 9 nuove sedi dell’Istituzione Biblioteche di Roma Capitale, valorizzando immobili non utilizzati o degradati, per realizzare i nuovi centri civici culturali e di innovazione.
Il nuovo polo civico alla scuola Parini abbandonata dal 2008
Tra i nove luoghi che il Campidoglio punta a far rinascere grazie a cultura e servizi c’è anche la scuola Parini di piazza Capri. Uno stabile abbandonato da oltre un decennio: chiusa nel 2008 per lavori di ristrutturazione, la scuola di Montesacro non ha mai riaperto i battenti. Nel corso degli anni numerose le occupazioni subite: da Casapound che nel 2011 ne chiedeva la destinazione a famiglie in emergenza abitativa, al presidio popolare del 2013 con gli attivisti di Repubblica Romana a sottolineare la necessità di restituire quello spazio culturale al quartiere. Ma l’edificio di piazza Capri è rimasto sempre vuoto e abbandonato. Li il municipio III guidato allora dal presidente Giovanni Caudo avrebbe voluto realizzare un polo geriatrico ma, come affermato dallo stesso ex minisindaco a RomaToday, per il voto contrario dell’istituto comprensivo alla cessione dello stabile non se n’è fatto più nulla. Nonostante il reperimento dei fondi dalla Regione Lazio. Oggi, come da quattordici anni a questa parte, giace decadente e vuota.
La Fornace Veschi: da simbolo a monumento al degrado
Proprio come la fornace Veschi che da simbolo del quartiere è diventata un monumento al degrado. Già perchè nonostante l’opera di riqualificazione di quattro anni fa la vecchia fornace di Valle Aurelia si è trasformata in una vera e propria discarica oltre che rifugio per disperati e zona franca per i vandali. Eppure solo la storia avrebbe dovuto imporre maggior tutela. Si perchè la fornace Veschi era una delle 18 fabbriche di mattoni che fin dall’antichità, sfruttando l’argilla estratta dai Monti di Creta, hanno fornito materiale per costruire la Roma Papalina e poi quella dei Savoia del regno d’Italia. Una struttura che risale all’800, rimasta attiva fino alla sua dismissione negli anni ‘60. Un pezzo di archeologia industriale che da tempo aspetta di essere valorizzato e messo al servizio del quartiere. La speranza è che ciò si realizzi con i fondi del Pnrr che Roma Capitale, approvata la delibera dell’assessore alla cultura Miguel Gotor, chiederà alla Città Metropolitana di stanziare per realizzare i nuovi poli civici culturali e dell’innovazione.
Fornace Veschi, da simbolo a monumento al degrado
Il castello di Cesano pronto a diventare polo civico
Risorse che il Comune vuole destinare anche alla rinascita del “castello” di Cesano: l’edificio monumentale eretto nel cuore del borgo, in piazza Caraffa, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 e che, in seguito al sisma del 2016, giace vuoto e inavvicinabile. Anche li, nell’estrema periferia nord di Roma, potrebbe dunque arrivare uno dei nove nuovi poli culturali per valorizzare l’intero centro storico che, tenuto acceso da due ristoranti e un bar, non vuole spegnersi ma anzi rilanciarsi dal punto di vista culturale, commerciale e dei servizi.
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La città dei 15 minuti: gli spazi abbandonati rivivono con cultura e servizi
“Avvicinare i servizi al cittadino è il punto di partenza per rendere i quartieri più inclusivi, per porre le basi della nostra idea di rapporto tra persone e territorio” – ha spiegato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. D’altronde la “città dei 15 minuti” è uno dei punti programmatici sui quali verte tutta l’azione di governo. “I trenta progetti presentati, tra i 21 di ampliamento e riqualificazione e i 9 di creazione ex novo – ha detto l’assessore Gotor – sono gli apripista della nostra azione di ampliamento e trasformazione dell’offerta culturale cittadina che ci porterà tra cinque anni ad avere una rete estesa di luoghi di approfondimento culturale, che siano un riferimento per tutte le fasce di popolazione e dove si possano trovare informazioni su tutte le iniziative e opportunità offerte dalla città. In definitiva è iniziato il lavoro per la creazione di una forte rete degli ‘hub di riduzione delle disuguaglianze sociali’ dove tutti si possano ritrovare e sentire a casa”.
I nuovi poli civici in spazi sgomberati ed ex studentati occupati
Tra le nove nuove sedi dell’Istituzione Biblioteche di Roma Capitale anche Casale La Rustica e l’edificio di via Fontechiari a Centocelle: quello dove fino all’aprile del 2019 sorgeva l’Alveare, il coworking con spazio per i figli da 4 mesi a 3 anni sfrattato e sgomberato dalla vecchia giunta grillina del V municipio. In VII nuove sedi previste ad Arco di Travertino e nel complesso Tre Casali ; in VIII in via Ostiense 122 dove sorgeva il vecchio studentato occupato Alexis. Previsto inoltre un nuovo polo civico e di innovazione negli edifici “rurali” di Selva Candida, nell’estrema periferia ovest della città.
Fonte : Roma Today