Per quanto riguarda la Cina invece, avevamo riportato di come GitHub stesse diventando un baluardo contro la censura, ma il governo di Pechino non ignora di certo la piattaforma Microsoft. I bersagli del Dipartimento per la cybersecurity del Ministero di Sicurezza Pubblica sono in un caso applicazioni satiriche che colpivano il leader Xi Jinping (i repository risultano offline ma sono ancora visualizzabili in versione archiviata), in altri tutorial su come accedere a fonti di informazione bloccate da Pechino o un sito di informazione denominato “Diritti umani in Cina”.
Il caso della Spagna
Se la presenza di Russia e Cina nel repository difficilmente può sorprendere, colpisce di più la presenza della Spagna tra i paesi che hanno redatto una richiesta di blocco contenuti. Il caso risale all’ottobre del 2019, quando la Guardia Civil spagnola chiese di bloccare il repository dell’applicazione Tsunami Democratic, usata dal movimento indipendentista catalano per organizzare le proprie manifestazioni e considerata strumento di un’organizzazione terroristica dal governo centrale spagnolo.
Le modalità e le motivazioni
Nella sua pagina principale, GitHub spiega come funzionano le richieste e perché si è scelto di renderle pubbliche. La piattaforma spiega che, per essere presa in considerazione, la richiesta deve arrivare da un’agenzia governativa competente in materia, identificare il contenuto considerato illegale e specificare la fonte giuridica (una legge o la sentenza di un giudice) che lo rende tale. Se la richiesta rispetta questi requisiti, gli utenti responsabili del contenuto in questione vengono notificati a hanno la possibilità di contestare la richiesta.
GitHub specifica che non tutte le richieste vengono accolte e che, quando lo sono, si cerca di limitare il più possibile la portata geografica del blocco. Lo scopo del repository è documentare i tentativi di censura: “Siamo preoccupati riguardo allo stato della censura su internet e crediamo che una trasparenza quanto più precisa e costante possibile sia essenziale per una buona amministrazione – si legge -. “Pubblichiamo le richieste di blocco contenuti per documentare una potenziale limitazione della libertà di parola. La pubblicazione non implica necessariamente che il contenuto in questione fosse illegale o sbagliato.”
Fonte : Wired