Samuel L. Jackson contro l’industria del cinema: “Avrei meritato di vincere l’Oscar con Pulp Fiction”

Samuel L. Jackson, uno degli attori più versatili e carismatici del cinema americano degli ultimi decenni, non ha mai vinto un Oscar ed è stato nominato una sola volta nel 1994 per il ruolo del gangster Jules Winnfield in Pulp Fiction. Un cattivo che è entrato nella storia del cinema e della cultura pop, capace di abbattere le sue vittime con le parole dei suoi sermoni e dei suoi discorsi esistenziali prima che con i proiettili della sua pistola, che nel celebre monologo Ezechiele 25:17 chiama «Il signor 9 millimetri, il pastore che protegge il mio timorato sedere nella valle delle tenebre»

In un’intervista con il Times, Samuel L. Jackson ha usato la sua abilità con le parole e la sua ironia anche per dire una cosa che pensa da tempo e togliersi qualche soddisfazione: «Dovevo vincere io l’Oscar per Pulp Fiction». Quell’anno il premio come Miglior attore non protagonista è andato ad una leggenda, Martin Landau per il suo ruolo in Ed Wood di Tim Burton, ma secondo Samuel L. Jackson non è quello il punto: «Di solito gli afroamericani vincono sempre quando fanno qualcosa di orribile sullo schermo, quindi Jules era perfetto».

Samuel L. Jackson, che ha esordito nel 1972 nel film indipendente del genere “blaxploitation” Together for Days prima di trasferirsi a New York dove viene lanciato da Spike Lee con School Daze del 1988 e poi Fai La Cosa Giusta del 1989, ha fatto l’esempio dell’attore afroamericano più bravo e più famoso: «Denzel Washington infatti ha vinto per il ruolo del poliziotto cattivo in Training Days. Potevano dargli un Oscar per uno dei suoi ruoli più belli, positivi e motivazionali, tipo Malcolm X? No, diamolo a quel poliziotto schifoso». Non è la prima volta che Samuel L. Jackson si scaglia contro l’industria del cinema. Nel 1993 aveva detto: «Dare una parte ad un attore di colore è ancora un problema per Hollywood, sembra una cosa troppo strana. Di solito la prima offerta va a Denzel Washington, poi ci sono Danny Glover, Forest Whitaker e Wesley Sinpes. Al momento io sono il quinto in questa lista».

Nella sua carriera, Samuel L.Jackson ha recitato in 150 film, è stato un Jedi nella trilogia prequel di Star Wars nei primi anni duemila, un associato della mafia nel capolavoro di Martin Scorsese Quei Bravi Ragazzi nel 1990 e un misterioso supereroe in Unbreakable e Glass di Michael Night Shyamalan, ma il ruolo che ha amato di più è quello del tossico in Jungle Fever di Spike Lee («Un ruolo catartico: ero appena uscito da una clinica per disintossicarmi e una settimana dopo ero sul set»). La sua interpretazione è stata così acclamata dalla critica che il Festival di Cannes nel 1991 ha istituito il premio come Miglior attore non protagonista solo per darlo a lui. Quell’anno però l’Oscar è andato ad un’altra leggenda, Jack Palance per la commedia Scappo dalla Città. «Comunque l’Oscar non ha mai aggiunto uno zero agli assegni di nessuno» ha detto Samuel J. Jackson, «Serve solo a sedersi nei posti giusti a Hollywood, e io sono sempre stato abbastanza bravo a farlo da solo». Resta il rimpianto di non averlo visto salire sul palco nella notte degli Oscar 1992 e fare un discorso simile a quelli di Jules Winnfield in Pulp Fiction: «In un’altra occasione vi ritrovereste con il cervello spappolato, ma per vostra fortuna mi trovate in un momento di transizione».  

Fonte : Virgin Radio