Little Italy Pizza Recensione: Hayden Christensen in una love-story banale

Che la pizza sia uno dei piatti più amati al mondo è un dato di fatto, con decine e decine di varianti – alcune delle quali fanno inorridire la maggior parte di noi – che invadono ogni giorno le tavole dei ristoranti o delle case. Al cinema spesso accompagna gli sfizi culinari dei protagonisti, intenti a sfamarsi di fette più o meno grandi in contesti di vario genere. Il regista newyorchese Donald Petrie deve sempre aver avuto un particolare feticismo per la questo alimento, visto che già il suo film d’esordio dietro la macchina da presa fu un piccolo cult quale Mystic Pizza (1988).

Ad oltre trent’anni dal debutto Petrie è tornato “sul luogo del delitto” firmando il titolo qui oggetto di recensione, ossia Little Italy – Pizza, amore e fantasia, sbarcato in questi giorni nel folto catalogo Netflix (potete leggere qui i film Netflix di marzo 2022). Come già suggerito dal titolo la storia è ambientata nell’omonimo quartiere ma non il più conosciuto di Manhattan, bensì quello di Ontario, in Canada. Anche questo ovviamente abitato da popolazione per gran parte di origine italiana, così come le due famiglie al centro del racconto, i cui rispettivi rampolli sono al centro di una querelle romantica…

Romeo e Margherita

Querelle che riguarda per l’appunto Nicoletta “Nikki” Angioli e Leo Campoli, migliori amici fin dall’infanzia. Entrambi sono figli di due famosi pizzaioli locali che, in seguito ad un violento litigio, hanno interrotto la loro collaborazione e aperto due distinti ristoranti, a fianco l’uno dell’altro e in aperta, agguerritissima, concorrenza. Nikki si è da tempo trasferita all’estero ma ha deciso di far ritorno a casa dopo molti anni e ritrova per l’appunto Leo, nel frattempo diventato un irresistibile dongiovanni.

I due cercano di riprendere il loro rapporto da dove si era interrotto, evitando la diatriba che riguarda i loro genitori, e sembra scoccare anche un sentimento fino ad allora inedito, che li spinge sempre più una verso l’altra. Ma un concorso prossimo ad eleggere la miglior pizzeria della città rischia di metterli in accesa competizione, con tutte le conseguenze del caso…

La fiera delle banalità

Sono ben dieci gli anni di differenza tra Hayden Christensen ed Emma Roberts, molti di più rispetto a quelli che dovrebbero separare i relativi personaggi, da quel che ci è fatto capire una sorta di coetanei. L’effetto è parzialmente straniante, soprattutto considerando che le basi del racconto vertono proprio sul legame creatosi tra i due fin da bambini, come già ampiamente espresso dal prologo in flashback.

Prologo che ripercorre anche l’inizio della “faida” tra le rispettive famiglie, pronte a tutto pur di prevalere tra gli avversari. Ma la crescente love-story tra Nikki e Leo non è l’unica a dare segni di una possibile distensione e quali Romeo e Giulietta più in là con gli anni troviamo i nonni di uno e dell’altra, interpretati da Danny Aiello e Andrea Martin. Una dinamica che risulta paradossalmente più briosa e ricca di spunti rispetto a quella principale, infarcita con una serie di luoghi comuni che, come ovvio, condurranno al lieto fine più scontato, senza potenziali scossoni in grado di far temere, anche solo per qualche breve istante, un diverso epilogo. Al solito, e non poteva essere altrimenti, si sprecano gli stereotipi sui nostri connazionali, con tanto di volgarità di vario genere pronunciate – almeno in lingua originale – in un italiano storpiato. E la verve macchiettistica tipica di suddette ambientazioni non fa che dominare l’intero contorno, con tanto di kermesse finale più folkloristica che effettivamente necessaria allo scopo. Meglio attendere Hayden Christensen nella serie su Obi-Wan Kenobi.

Fonte : Everyeye