Quanto stanno salendo i prezzi in Italia e in Europa

Il vicepresidente della Banca centrale europea Luis De Guindos l’ha definita “una sorpresa negativa”. L’inflazione nei paesi dell’Unione continua a salire. A certificarlo è Eurostat nel suo aggiornamento mensile sull’andamento dei prezzi. Nell’area euro si tratta di un incremento del 5,8% su base annua, in crescita del 5,1% registrato a gennaio.

A spingere gli aumenti i costi energetici e la carenza di materie prime, oltre ovviamente alla guerra in Ucraina. In Italia l’incremento è stato pari al 6,2%, di gran lunga superiore a quel 3,8% che era stato previsto dalla Commissione europea. Ecco il dettaglio per i singoli paesi per i quali sia già disponibile il dato aggiornato a febbraio.

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Il valore più alto riguarda la Lituania, che a febbraio ha visto un aumento dei prezzi pari al 13,9% su base annua. Mentre con un incremento pari al 4,1%, la Francia è la nazione europea che ha visto crescere meno delle altre il valore dell’inflazione.

Tutta colpa dell’energia

I costi energetici sono i principali imputati rispetto all’incremento dei prezzi registrato nel mese che si è appena concluso. Nei 19 paesi nei quali l’euro è la valuta ufficiale, l’aumento è stato pari al 31,7%. Questo il dettaglio per quelle nazioni per i quali il dato è già disponibile.

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Con un incremento pari al 46,4%, parzialmente mitigato per i consumatori grazie agli 1,2 miliardi con cui il decreto Sostegni-ter ha azzerato i costi legati agli oneri di sistema nella bolletta, l’Italia è il terzo paese per aumento percentuale. Peggio è andata solo in Belgio (65,9%) e Olanda (51,5%).

A peggiorare la situazione per quanto riguarda i costi dell’energia contribuisce anche la situazione in Ucraina. Tra il 23 febbraio, data di inizio dell’invasione russa, e il 3 marzo il prezzo del petrolio è passato da 92,1 a 110,6 dollari al barile. E in questo senso non aiuta la decisione dell’Opec+ di limitarsi a un aumento graduale della produzione, che dovrebbe salire ad aprile di 400mila barili.

I prezzi in Italia

Nel tentativo di far comprendere meglio come siano cambiati i prezzi dei prodotti di consumo quotidiano, Wired ha scelto di utilizzare i dati messi a disposizione da Istat. Si tratta, in questo caso, di informazioni aggiornate a gennaio 2022, confluite in questo grafico.

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Ognuna delle bolle, suddivise in colonna per categoria merceologica, rappresenta un prodotto. La posizione sull’asse delle ordinate indica invece la variazione di prezzo fatto 100 il valore registrato nel 2015. Come si può osservare, ci sono prodotti che hanno visto crescere il costo per i consumatori, mentre altri hanno registrato una riduzione.

In generale, le bolle che si trovano al di sotto della linea tratteggiata, ovvero l’asse delle ordinate, hanno visto una contrazione dei prezzi, quelli al di sopra hanno fatto registrare un aumento. La linea continua indica invece la variazione media dei prezzi che, rispetto al valore 100 del 2015, ha raggiunto a gennaio 2022 il valore di 108,3.

In altre parole, negli ultimi sette anni i prezzi in Italia sono cresciuti in media dell’8,3%. Le bolle al di sopra della linea continua sono quelli che hanno registrato un aumento superiore alla media. Vale ad esempio per i vegetali freschi, arrivati a 130,5, o per i frutti di mare, sia freschi che refrigerati, arrivati a 123,0. Mentre il calo più significativo ha riguardato i cereali per colazione, scesi a 95,6. Questa la situazione relativa ai singoli prodotti. Visto il quadro macroeconomico, è però legittimo aspettarsi ulteriori incrementi dei prezzi nei prossimi mesi.

Fonte : Wired