30 anni di Rusty Cage: come un viaggio in tour bus ha ispirato una delle più grandi canzoni dei Soundgarden

Il 3 marzo 1992 i Soundgarden pubblicavano il singolo Rusty Cage, terzo estratto dal grandioso album Badmotorfinger uscito l’8 ottobre 1991. Un brano destinato a fare la storia della formazione guidata da Chis Cornell, complice anche un’inaspettata cover realizzata dal grande Man In Black Johnny Cash nel 1996 per l’album Unchained.

A ispirare la scrittura di questo potente e irripetibile brano dei Soundgarden fu il tempo trascorso da Chris Cornell all’interno del tour bus durante una tournee in Europa, come da lui stesso raccontato in un’intervista di qualche anni fa al magazine Spin: “Ho un ricordo molto ricordo di quello che guardavo fuori dal finestrino, vedevo la campagna e mi sentivo un po’ represso. Non ho mai scritto nessuna delle parole del testo durante quel viaggio, ma in qualche modo me le sono ricordate. Quando abbiamo finito il tour, e i Soundgarden sono tornati a casa a Seattle, ho preso una chitarra e ho cercato di farmi venire in mente la musica che sentivo affine all’essenza di quella canzone. Volevo creare una specie di crossover con la musica dei Black Sabbath che non avevo mai provato a fare prima. Ho pensato che sarebbe stato bello e possibile. Poi mi sono detto: “Se qualcuno può farlo, sono proprio i Soundgarden”. All’epoca ascoltavo molto Tom Waits e mi chiedevo come i Soundgarden potessero avvicinarsi a immaginari simili a quelli e mi sono chiesto come sarebbe suonata la musica. “Rusty Cage” è ciò che mi è venuto in mente“.

Un versione del brano, completamente stravolta e riarrangiata, venne registrata dal grande Johnny Cash nel suo album del 1996, Unchained, che vinse un Grammy Award per il miglior album country. Il bassista Ben Shepherd, alla domanda sul motivo per cui il grande Man In Black decise di realizzare una cover di Rusty Cage, rispose così: “Probabilmente perché contiene parole cattive e sincere. Chris è un grande scrittore e Johnny probabilmente potrebbe identificarsi con questo. Johnny ha sempre sostenuto, se leggi i suoi libri, come deve sembrare un cantante che stia dicendo la verità. È tutta una questione di verità. Se lo intendi, se lo pensi davvero, allora suona bene. Se non lo intendi è una cosa finta e la gente se ne accorge anche a un miglio di distanza“.

Fonte : Virgin Radio