Robotica cognitiva per la neuroriabilitazione, RoBee al Santa Lucia di Roma

Immaginate dei robot in grado di interpretare l’ambiente che li circonda e soprattutto di leggere le emozioni e le reazioni degli esseri umani eseguendo di conseguenza i compiti più adeguati alla situazione. Immaginereste qualcosa di simile alla robotica cognitiva per la neuroriabilitazione che è al centro della nuova collaborazione tra l’ospedale di neuroriabilitazione Fondazione Santa Lucia, primo Irccs italiano per la ricerca in neuroscienze, e Oversonic, una realtà italiana con sede in Brianza e in Trentino, al Polo meccatronica di Trentino Svilippo, specializzata appunto nella progettazione e realizzazione di robot umanoidi cognitivi per l’industria e la sanità. L’obiettivo è sviluppare ulteriormente il modello RoBee rendendolo un supporto attivo alla neuroriabilitazione ospedaliera, alla comunicazione e alla valutazione cognitiva in ambienti di cura.

RoBee, il robot sociale di Oversonic al Santa Lucia di Roma per ricerca e riabilitazione

Al lavoro un team di 24 esperti

Il progetto potrebbe aprire “nuove frontiere sull’interazione uomo-macchina e sulle potenzialità di sviluppo di una nuova generazione di ‘robot sociali’” spiega una nota, e vedrà coinvolti un team di dodici esperti per la Fondazione Santa Lucia, composto da specialisti della neuroriabilitazione, medici e ricercatori, e altrettanti ingegneri di Oversonic. Insieme costruiranno un percorso finalizzato all’integrazione di RoBee nell’operatività ospedaliera. 

Le aree di impiego di RoBee

Cosa farà RoBee al Santa Lucia? Il percorso passerà sarà organizzato in una serie di fasi sperimentali con differenti obiettivi di ricerca. Sul piano della neuroriabilitazione, per esempio, il robot umanoide affiancherà neuropsicologi e logopedisti in sessioni di neuroriabilitazione cognitiva per persone colpite da ictus cerebrale. Verranno dunque sviluppati esercizi dedicati ad attenzione, memoria, linguaggio e funzioni esecutive, le principali funzioni cognitive che necessitano di un percorso di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità a seguito di una lesione del sistema nervoso. Il robot sarà quindi uno dei primi esempi di robotica applicata specificamente alla componente cognitiva dei pazienti, che spesso comporta disabilità più invalidanti rispetto a quelle motorie, facilitando il ritorno a una vita il più possibile autonoma. 

Nell’ambito della ricerca in neuroscienze verranno invece realizzati alcuni esperimenti mirati ad analizzare le dinamiche cerebrali innescate dall’interazione tra umani e robot. Con quei dati in mano gli esperti di Oversonic potranno così ottimizzare i sistemi di intelligenza artificiale installati su RoBee nel suo utilizzo in ambito neuroriabilitativo e, più in generale, in contesti relazionali non solo sanitari. Infine, verranno testate le funzionalità di RoBee in reparto, per attività più generiche ma altrettanto importanti di supporto agli operatori sanitari come la rilevazione dei parametri vitali, l’interazione verbale e la segnalazione di eventuali emergenze e l’assistenza al paziente (gestione appuntamenti e supporto alle relazioni dei pazienti con l’esterno). 

La robotica come supporto a logopedisti e neuropsicologi

“Attraverso tecniche non invasive come le neuroimmagini, la stimolazione magnetica transcranica e l’analisi dei segnali bioelettrici cerebrali tramite elettroencefalogramma, intendiamo comprendere le reazioni cerebrali che provoca l’interazione con un robot umanoide – ha spiegato nel corso di un evento di presentazione della collaborazione Carlo Caltagirone, neurologo e direttore scientifico del Santa Lucia Irccs – questo studio permetterà di raccogliere informazioni sui meccanismi di interazione con l’ambiente e di fare un ulteriore passo nell’ambito delle neuroscienze. Inoltre, realizzare questo progetto all’interno dell’ospedale ci permetterà di valutare sia l’interazione con pazienti affetti da compromissioni cognitive sia la capacità della robotica di diventare un supporto concreto per alcune figure professionali, in particolare dei logopedisti e neuropsicologi che si occupano di neuroriabilitazione cognitiva”. 

I “robot sociali” sono insomma destinati a diventare parte integrante della nostra vita. E, spesso, a migliorarne la qualità dopo eventi traumatici come le patologie neurologiche: “A differenza dei robot di servizio autonomi, capaci di svolgere un numero limitato di compiti senza la supervisione umana, questi nuovi sistemi presentano abilità avanzate di manipolazione di oggetti e processi cognitivi simil-umani – ha raccontato Fabio Puglia, presidente di Oversonic, fondata nel 2020 – attraverso ‘interfacce multi-modali’ che combinano l’uso del linguaggio, dei gesti, delle espressioni facciali, RoBee è in grado di apprendere i comportamenti, per poi muoversi in autonomia: rappresenta il futuro di una tecnologia che non sostituisce l’essere umano ma mira ad essere efficace supporto e sostituzione solo per le operazioni più gravose e a rischio”.

Serviva dunque una fase sperimentale in un ambito così importante e delicato come quello sanitario: “In questi mesi abbiamo sperimentato RoBee essenzialmente in ambienti industriali per operazioni in gran parte di tipo meccanico – ha concluso Paolo Denti, Ceo della software house – con questo progetto si apre una nuova frontiera di sviluppo, sia lato prodotto, con la prima effettiva implementazione di RoBee in un contesto relazionale, che valorizza la sua competenza cognitiva, sia lato ricerca, grazie all’accreditamento di una realtà come Fondazione Santa Lucia, massima eccellenza italiana nel campo delle neuroscienze. Un’opportunità preziosa per imprimere a questa tecnologia un progresso nella direzione che Oversonic persegue, ovvero creare macchine a servizio dell’uomo e della comunità. Per noi significa anche intraprendere una nuova strada di business, che va oltre le tradizionali categorie di B2B o di B2C e introduce un concetto declinabile come B2S, ovvero Business to Social”.

Fonte : Repubblica