Mentre il numero di rifugiati in fuga dall’Ucraina raggiunge il milione, anche il mondo della tecnologia si sta mobilitando per dare aiuto alle persone che scappano dall’invasione russa. Tra queste iniziative si trova anche la piattaforma Prihistok, che in ucraino significa “rifugio”, creata in 24 ore da un gruppo di volontari, per mettere in contatto i rifugiati con chi ha la possibilità di ospitarli.
Come funziona la piattaforma “rifugio”
“La Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina e sta vigliaccamente bombardando città pacifiche – si legge sul sito dell’organizzazione -. In migliaia stanno venendo evacuati verso aree più sicure. La maggior parte di loro non ha un posto dove andare in questi momenti difficili. In questo momento dobbiamo essere tutti il più uniti e solidali possibile”.
Prihistok offre la possibilità di selezionare se si è disposti a offrire ospitalità o se la si sta cercando. Il sito è rivolto principalmente ai cittadini dell’Ucraina dell’ovest, dove si dirige la maggior parte delle persone in fuga da Kyiv e dalle altre città sotto assedio, ma è accessibile dappertutto e tradotto in lingua inglese, per consentire a chiunque di accogliere i rifugiati.
La guerra alla disinformazione
Un’altra iniziativa della startup ucraina Reface mira a dare informazioni sulla guerra anche ai russi. Negli ultimi giorni infatti, media indipendenti come la radio Eco di Mosca sono stati costretti a non parlare dell’invasione, per questo hanno deciso di trasmettere solo musica e non fare più programmi parlati.
Solidarietà è arrivata anche dal portale di affitti Airbnb, che ha offerto 100mila alloggi gratuiti a breve termine per le persone in fuga dall’Ucraina. Mentre dalle big tech sono partite azioni di boicottaggio verso la Russia, come lo stop alla vendita di prodotti imposto da Apple, la rimozione dei canali di Russia today e Sputnik su Facebook, YouTube e Spotify, oppure l’interruzione del servizio di monitoraggio del traffico in tempo reale di Google maps, per evitare che le informazioni possano venire usate dai militari russi per scoprire i movimenti delle truppe ucraine.
Nft e criptovalute
Grande sostegno è arrivato anche grazie alle criptovalute. In questi giorni il governo ucraino ha raccolto circa 13 milioni di dollari in criptovalute, si legge su Criptoslate, ricevendo donazioni pari a 213 Bitcoin, per un totale di 9387 donazioni, mentre sul portafoglio Ethereum del paese sono arrivate altre 19 mila transazioni. Come ringraziamento per le donazioni, il governo aveva annunciato di voler effettuare un cosiddetto airdrop, che consiste nell’invio di token o monete virtuali ai donatori. Tuttavia, proprio in queste ore, il vice primo ministro ucraino Mykhailo Fedorov ha dichiarato in un post su Twitter che l’Ucraina non è in grado di distribuire token o valuta, ma che invece emetterà degli Nft per dare sostegno alle forze armate del paese.
Sempre dal lato crypto, la punk band russa Pussy Riot, famosa per le sue contestazioni al presidente russo Vladimir Putin, ha unito le forze con i gruppi di criptovalute Trippy Labs e UkraineDao per mettere all’asta l’Nft di una bandiera ucraina e donare il ricavato a un ente di beneficenza locale. “Il nostro obiettivo è quello di raccogliere fondi da donare alle organizzazioni civili ucraine, che aiutano coloro che soffrono per la guerra che Putin ha iniziato in Ucraina”, ha scritto la band su Twitter. Gli utenti possono unire le risorse in un’unica offerta e ricevere in cambio dei token “Love” che, secondo il sito di UkraineDao, non hanno né utilità né valore “ma sono un bellissimo testamento e ricordo del tuo contributo a una nobile causa”. Finora l’iniziativa è riuscita a raccogliere circa 7 milioni di dollari.
Fonte : Wired