Star Trek: Picard ci riprova

Star Trek: Picard torna, con una seconda stagione dello spinoff-sequel incentrato sull’ex capitano dell’Enterprise D di Star Trek: The Next Generation il 4 marzo su Prime Video. La prima stagione si era presentata come una vera chicca, zeppa di citazioni da Tng e con una storyline che non poteva stare più a cuore ai trekker, quella legata alla dicotomia cyborg-androide innescata dagli archi narrativi sui Borg e Data. Di quella meravigliosa disamina postumanista Picard era il riluttante (a dir poco) fulcro e tornava a esserlo nella prima stagione del sequel. L’epilogo, tuttavia, si è rivelato deludente e i nuovi showrunner Akiva Goldsman e Terry Matalas assegnati alla messa a punto del secondo ciclo hanno optato per un operazione di resettaggio che sorvola sul passato (incluso qualsiasi riferimento nelle prime tre puntate, per esempio, all’acquisizione di un corpo sintetico da parte di Picard). 

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La seconda stagione riporta il personaggio iconico di Patrick Stewart a Château Picard sulla Terra, con condizioni simili eppure totalmente differenti: superata l’onta del passato, onorato e soddisfatto, forse ha finalmente deciso di concedersi il tempo – e il coraggio – per esplorare l’universo semisconosciuto dell’amore e delle relazioni. Un esordio bizzarro e lievemente imbarazzante per l’inossidabile viaggiatore dello spazio che ha dedicato la proprie esistenza alla ricerca di mondi ignoti, interrotto dal profilarsi di una nuova missione paventata proprio quando i compagni di avventure della scorsa annata, la synth Soji (Isa Briones), la ribelle Raffi (Michelle Hurd), la scienziata Agnes (Alison), il guerriero romulano Elnor (Evan Evagora), Sette di Nove (Jeri Ryan) – ora capitano della Sirena – e il piratesco Rios (Santiago Cabrera) si godono un periodo di successo e serenità. Quest’ultimo è anche diventato capitano della nave che porta il nome del primo vascello di Picard, la Stargazer.

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La situazione precipita drasticamente, e una nuova prospettiva di assimilazione innescata dalla frangia dei Borg a cui non piace la forma a cubo costringe la flotta stellare all’autodistruzione. L’anticipatissimo ritorno dell’onnipotente Q catapulta Picard e il suo equipaggio in una realtà ucronica, costringendoli a viaggiare indietro nel tempo fino al 2024. Con loro, la Regina Borg. Non si contano le volte che la writer’s room di Star Trek è ricorsa all’espediente narrativo dell’universo dello specchio, e questa ucronia – la realtà nella quale si risvegliano Picard e compagni nella quale la Federazione è una congrega di xenofobi fascisti – ne rappresenta l’ennesimo caso. Star Trek: Picard dirotta drasticamente la storia volgendo al passato, un espediente che una volta funzionava benissimo per la SF girata in economia. 

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I produttori evitano di tentare il pubblico verso ulteriori confronti con la serie migliore del franchise, The Next Generation, epurando la serie da potenziali ritorni dell’equipaggio originale – le uniche due presenze a fare capolino sono due delle tre guest preferite di Tng, il Q di John de Lancie e la Guinan di Whoopi Goldberg. Quest’ultimo Picard sembra esattamente quello che avevamo lasciato in Star Trek: Nemesis, e quello che non può esimersi dal lanciarsi alla ricerca dell’evento che ha stravolto la linea temporale. Riflettendo sui tre episodi visionati, niente suggerisce che il cambio di rotta della writer’s room darà vita a un miglioramento miracoloso. L’equipaggio scherza sul fatto che questa volta non ci sono le balene (riferimento a Star Trek: Rotta verso la Terra), ma davvero non c’era un’alternativa decente al salto nel passato per sfuggire alla débacle del finale della prima stagione? 

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C’è da chiedersi perché a Paramount si ostinino a razzolare nella distopia quando Star Trek di rivoluzionario aveva proprio l’approccio ottimistico. È pur vero che la fantascienza è lo specchio della realtà contingente – e il presente attuale è inequivocabilmente fosco – ma di tutti gli espedienti narrativi possibili, ambientare nel 2024 questa seconda stagione pare il più pigro. Quello che può salvare (e alla grande) quest’avventura fantascientifica e character-centric che è Star Trek: Picard, sono i personaggi: Sette, Agnes, Rios e compagnia, con le loro personalità così peculiari e complementari e le loro relazioni complicate e disfunzionali. In particolare, facciamo affidamento sulle opportunità offerte dal confronto tra Picard e la sua nemesi, la regina Borg, con la quale si prospetta una convivenza travagliata (ma molto intrigante per il pubblico).

Fonte : Wired