Nelle dieci storie di Madeline Ashby, Indrapramit Das, Cory Doctorow, Adrian Hon, Rich Larson, Ken Liu, Malka Older, Hannu Rajaniemi, Karl Schroeder e D.A. Xiaolin Spires non ci sono ricette magiche, soluzioni o utopie, ma visioni concrete, realistiche, probabili su come potrebbe essere il nostro futuro, quello che ci raggiungerà fra solo pochi anni.
Il racconto Andare in gita, dell’americano di origini cinesi Ken Liu, ad esempio, ci immerge in un futuro in cui il settore del turismo deve fare i conti con un mondo post-pandemico e una vacanza non può che svolgersi in telepresenza, risolvendo in colpo solo il rischio contagio e il problema della sostenibilità socio-ambientale per quelle località turistiche che soffrono l’invasione del turismo di massa.
In Koronapárty del nigeriano Rich Larson, il protagonista della storia viene inghiottito dalla noiosa routine quotidiana in una Praga che convive con la pandemia, interrotta solo dalle insolite chiacchiere con un assistente robot che si occupa della gestione della casa. Ma cosa accade quando si profila la possibilità di partecipare ad una festa in pieno lockdown?
La memoria di cosa abbia significato per tutti la pandemia è uno dei fili conduttori di alcune delle storie dell’antologia, come Interviste significative di Malka Older, dove le vite delle persone, il loro modo di vivere, pezzi di conoscenza che hanno acquisito sono raccolti in interviste, da consultare in un futuro lontano, attraverso un’immensa banca dati sull’identità stessa dell’umanità.
Non mancano questioni sociali e politiche o storie che trattano il cambiamento climatico. In Little Kowloon, Adrian Hon ci racconta come alcuni rifugiati politici di Hong Kong usino rappresentazioni teatrali in virtuale per denunciare il governo cinese, che con la “scusa” della pandemia ha aumentato le violazioni dei diritti civili. Con Il grano in cascina, invece, Cory Doctorow mette in scena una storia che ci ricorda come l’uomo sia il primo fattore del cambiamento climatico, che non può che decuplicare i suoi effetti in un mondo che è già stato investito da una devastante epidemia.
Tutte le storie, tuttavia, sono veri e propri messaggi di speranza per chi le legge, un modo per cauterizzare le ferite della pandemia, quelle fisiche e dell’anima, che ci portiamo dentro e lasciare che la fantascienza ci aiuti a creare un mondo più equo e solidale.
Fonte : Wired