Il piccolo Mikhail ha meno di 10 giorni. È nato il 22 febbraio a Cherson, la città dell’Ucraina tra Mykolaiv e Nuova Kakhovka che nella notte tra mercoledì e giovedì le truppe russe hanno bombardato, e poi conquistato, nell’ennesimo, sanguinario atto di una guerra che sta provocando migliaia di morti e milioni di rifugiati.
Fuggita dall’ospedale sotto i bombardamenti: “È il panico totale”
Sua madre si chiama Katia, ha 32 anni e l’ha dato alla luce 48 ore prima dell’attacco che Vladimir Putin ha sferrato all’alba del 24 febbraio. Proprio il 24 febbraio hanno lasciato l’ospedale, fuggendo sotto i bombardamenti: “È il panico totale, ho paura”, ha detto Katia mentre gli aeroporti venivano colpiti.
La nonna di Mikhail, Viktoriya, di anni ne ha 52, e 20 li ha trascorsi in Italia. E’ arrivata nel 2000 e oggi vive ad Anzio e lavora a Roma. In Ucraina, a Cherson, oltre alla figlia e al nipotino visto solo sullo schermo di un cellulare ha anche la madre, un fratello e tanti amici. Da giorni riceve aggiornamenti, video e foto che testimoniano la drammatica situazione nel suo Paese.
“Pochi aggiornamenti e drammatici: stanno tutti chiusi in casa”
“Piango ogni giorno, ho la testa pesante, le immagini che arrivano fanno male fisicamente – racconta – Cherson è stata distrutta, e anche Nuova Kakhova. Mia figlia è diventata mamma da poco, sotto i bombardamenti. La città è occupata, i militari russi ne hanno preso il controllo. C’è stato un grosso bombardamento sul ponte di Antonovka, sul Dnipro, ed entrambe le forze hanno subito perdite. È il caos. Ogni minuto che passa mi chiedo come stiano mia figlia e mio nipote, se hanno ciò che gli serve, penso ai pannolini, al latte artificiale, a tutto ciò che può servire a una neomamma e a un neonato. Gli aggiornamenti sono pochi, le notizie che arrivano drammatiche”.
Cherson si trova nel sud dell’Ucraina, ed è il primo grande centro abitato conquistato dall’inizio dell’invasione. Ha una posizione strategica per l’avanzamento delle truppe russe, e vi abitano circa 300.000 persone: “Mia figlia è rimasta a casa, così come mia madre e mio fratello. Restano chiusi dentro, non escono, ascoltano i bombardamenti e il passaggio degli aerei e non possono fare altro – spiega Viktoriya – Non hanno la macchina, non possono scappare. Non erano pronti, purtroppo la realtà è questa: non erano preparati. Non ci sono neppure bunker in cui rifugiarsi. La gente si aiuta come può, si cambia generi di prima necessità. Ci sono file infinite alle farmacie e nei negozi, sino a ieri il cibo c’era, ma se non cambiano le cose anche quella diventerà un’emergenza”.
Comunicazioni ridotte all’osso per non essere intercettati dagli infiltrati
Le comunicazioni, ci spiega ancora Viktoriya, sono ridotte all’osso, e nessuno fornisce indicazioni troppo dettagliate per iscritto. Il timore è che condividere sulle chat luoghi e posizioni possa mettere in pericolo i civili e la resistenza ucraina, indicando alle truppe russe dove attaccare: “Ci sono infiltrati che mandano segnali per indicare dove colpire, luci accese negli appartamenti, segni sui lampioni, comunicazioni in codice. Chi resta cerca di restare il più nascosto possibile, e di sopravvivere”.
In questa emergenza in continua evoluzione Viktoriya tiene gli occhi puntati sullo smartphone, unico strumento in grado di fornire rassicurazioni su come stiano i suoi cari. Che per ora restano a Cherson, determinati a non abbandonare le loro case, la loro città, il loro Paese: “Ci sono tantissime persone che hanno lasciato l’Ucraina per lavorare e guadagnare i soldi da mandare in patria e costruire una casa e una vita, e adesso se la ritrovano distrutta. Chi ancora ce l’ha ci resta, non vuole abbandonarla, resiste”.
“Hanno tanta paura che Putin ricorra al nucleare”
Viktoriya ha già detto ai suoi cari di essere pronta ad accoglierli in Italia se riuscissero a trovare il modo di fuggire: “Sto cercando di capire come possiamo aiutarli, ma vista la situazione attuale le difficoltà sono enormi – conclude – Mia figlia con un neonato, mia madre ha 80 anni, è anziana e ha problemi di salute. Mio fratello vive a pochi metri dalla stazione occupata, uscire di casa in questo momento sarebbe troppo pericoloso”.
Gli occhi quindi tornano allo schermo del telefono, il filo tecnologico che la unisce alla famiglia rimasta in Ucraina. E timore e preoccupazione con il passare dei giorni salgono: “Hanno tanta paura che Putin decida di ricorrere al nucleare per vincere – conclude – Questa è una guerra che pensava sarebbe stata veloce e indolore, e che invece gli si sta ritorcendo contro. Non sappiamo cosa aspettarci”.
Fonte : Roma Today