Nonostante

In un’epoca in cui le discussioni pubbliche sono polarizzate e velocissime, spesso l’ultimo fatto si mangia tutto quello che c’era prima. Succede così in politica e in economia. Ma anche quando si parla di tecnologia. Così, oggi il sinonimo di innovazione (digitale e non) sembra essere diventato intelligenza artificiale. Ovviamente non è così. Si tratta solo di una delle meraviglie del genio umano. Ma ce ne sono tante altre: dall’aerospazio alla robotica, dalle scienze della vita alla ricerca di nuovi materiali, fino alle avanzatissime infrastrutture per tutelare l’ambiente.

Insomma, milioni di ricercatori in ogni parte del mondo cercano ogni giorno di migliorarci la vita attraverso il progresso scientifico. È così anche nel nostro paese.

Con l’obiettivo di raccontare queste scienziate e scienziati (e i loro lavori), nasce il numero di Italian Tech che avete tra le mani. Un atlante italiano del futuro (e del presente) con 223 storie di laboratori, centri di ricerca, università, parchi tecnologici, agenzie e altre organizzazioni che stanno progettando il nostro domani.

Il tutto nonostante.

Nonostante, cioè, delle istituzioni politiche che presenziano tagli di nastro e celebrazioni ma che a fatti, anzi a soldi, sono poco concrete. Nella classifica dei paesi dell’Unione Europea che investono di più in ricerca e sviluppo, infatti, l’Italia è al 18° posto su 27. Siamo solo all’1,3% del Pil (contro una media Ue del 2,22%), e davanti abbiamo paesi come l’Ungheria, la Croazia, la Grecia, la Repubblica Ceca e la Polonia. Il problema, inoltre, è che il divario sta aumentando. Se guardiamo ai paesi dell’Ocse (media al 2,8% del Pil), gli Usa investono una percentuale più che doppia, come anche la Germania. Una tendenza da invertire se vogliamo che l’Italia giochi un ruolo da protagonista in economia e nel quadro geopolitico internazionale.

La ricerca scientifica sta vivendo una fase di grande trasformazione. Oggi gran parte dei suoi finanziamenti arriva dal settore privato. Sempre riferendosi ai paesi dell’Ocse, nel 1980 il 50% degli investimenti era pubblico; ora siamo circa al 20%. Aziende come SpaceX o Google con il progetto AlphaFold per lo studio delle proteine attraverso IA sono solo due casi di come la ricerca sia sempre più privata, peraltro statunitense: un problema in più per noi europei. È quindi necessario che il settore pubblico riprenda la guida (o almeno una funzione più importante) del motore dello sviluppo e della crescita della nostra società: la scienza. Come vedrete nelle prossime pagine, nel nostro paese le competenze e le idee non mancano.

Fonte : Repubblica