L’eccidio dei bambini nel campo sportivo sulle alture del Golan ha riportato alla ribalta questo popolo diviso dai confini mai riconosciuti dopo le conquiste nella guerra del 1967. Il Libano ha chiesto all’Onu di aprire un’indagine indipendente sull’attacco. La comunità drusa locale invita a non lasciarsi influenzare dai tentativi israeliani di distaccarla dalla sua identità araba e di sfruttare la tragedia per seminare discordia con gli sciiti.
Beirut (AsiaNews) – Pur senza appoggiare la guerra di logoramento lanciata da Hezbollah contro il nord di Israele l’8 ottobre, l’intera comunità drusa del Libano si è unita nel denunciare le minacce dello Stato ebraico contro il partito filo-iraniano, accusato di essere dietro il bombardamento del 27 luglio di Majdal Shams, la cittadina di 11.500 abitanti, sulle Alture del Golan, territorio conquistato da Israele durante la Guerra del 1967 e annesso nel 1981. La comunità libanese parla di un tentativo di seminare discordia tra drusi e sciiti e ottenere la fedeltà a Israele di una popolazione ancora resistente a un’annessione illegale, contraria alle risoluzioni internazionali 242 e 338 dell’Onu, e a cui solo il presidente Donald Trump ha dato legittimità.
Secondo l’ex ministro libanese Ghazi Aridi, oltre l’80% dei circa 23mila drusi delle Alture del Golan rifiuta ancora la nazionalità israeliana, mentre l’argomento rimane tabù in una comunità fortemente unita dal punto di vista religioso ma frammentata dal punto di vista territoriale, ma che vive per la stragrande maggioranza in terra araba. In Israele vivono solo 150.000 drusi, pari al 2% della popolazione totale.
L’origine della tragedia
Chi c’è veramente dietro la tragedia di Majdal Shams, che ha provocato la morte di 12 persone di età compresa tra i 10 e i 16 anni e una trentina di feriti su un campo di calcio? Al di là delle accuse e delle controaccuse, le teorie indicano un errore che potrebbe essere stato causato o da una traiettoria sbagliata di un lancio di Hezbollah o da un missile intercettore israeliano esploso al suolo.
Israele ha identificato il proiettile come di fabbricazione iraniana. Tuttavia, il Libano ha chiesto alle Nazioni Unite di aprire un’indagine per determinare la responsabilità dell’attacco. L’UNDOF, la forza delle Nazioni Unite incaricata di monitorare il disimpegno sulle alture del Golan, deve controllare i detriti del missile, ha insistito il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib, che si è unito agli sforzi per disinnescare la pericolosa minaccia di escalation militare tra Israele e Hezbollah che questa tragedia ha provocato.
I drusi uniti dietro Joumblatt
“Mettendo da parte le rivalità personali e di parte, che sono diventate secondarie, la comunità drusa in Libano si è riunita dietro la leadership di Walid Jumblatt in questa vicenda”, afferma ancora Ghazi Aridi.
“Prendere di mira i civili è inaccettabile e riprovevole, sia nella Palestina occupata, sia nel Golan occupato o nel Libano meridionale”, ha scritto Joumblatt in un comunicato stampa, ma “la storia e l’attualità del nemico israeliano sono ricche di massacri che ha commesso e continua a commettere contro i civili”. Con un’allusione agli sforzi israeliani per staccare i drusi delle Alture del Golan dalla Siria, Jumblatt ha accusato Israele sostenendo che “da tempo cerca di innescare un conflitto e frammentare la regione”.
Ghazi Aridi ha sottolineato come il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, venuto a porgere le sue condoglianze alle famiglie e a deporre una corona di fiori sulle tombe dei bambini, sia stato fischiato ieri da diverse decine di giovani siriani che gli hanno gridato “Vattene, assassino!”.
Lo sceicco druso Akl Sami Abil Mona e lo sceicco Abu Youssef Amine el-Sayegh, uno degli anziani spirituali della comunità drusa in Libano, hanno esortato la comunità a rimanere fedele ai propri valori e a non farsi influenzare dai tentativi di sfruttare questo tragico evento per creare divisioni interne. “La comunità drusa è sempre stata un pilastro dell’arabismo”, ha affermato lo sceicco Sayegh.
Il deputato Waël Bou Faour, membro del Partito socialista progressista (PSP), ha seguito l’esempio di Jumblatt. “Lo Stato di occupazione israeliano piange i bambini martirizzati del Golan siriano occupato – questo è il massimo dell’oscenità e dell’ipocrisia”, ha dichiarato. Ha criticato Israele per aver usato i drusi come pedina della sua strategia globale.
“Oggi li piangono per seminare discordia tra loro e i loro fratelli arabi e islamici, mentre Netanyahu vuole usare la tragedia del Golan per silurare qualsiasi negoziato e continuare la sua guerra aggressiva contro il popolo palestinese, dopo la vergognosa commedia al Congresso”, ha aggiunto, riferendosi al discorso di Netanyahu negli Stati Uniti di mercoledì scorso.
Anche Talal Arslane, leader del Partito Democratico Libanese, un partito druso filo-siriano, ha denunciato l’incidente come un tentativo fallito di separare il Golan siriano dai suoi legami geografici naturali e dalla sua identità araba siriana. “Il Golan non cadrà nella trappola del piano di Israele che pretende di proteggere le minoranze per proteggere i suoi confini artificiali”, ha dichiarato. Ha ribadito il rifiuto della comunità alle azioni di Israele, riaffermando il suo impegno a resistere fino alla piena liberazione delle terre occupate.
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Fonte : Asia