Caldo oltre i 35 gradi percepiti: cosa succede per chi lavora

Il caldo intenso di fine luglio dovrebbe durare fino alla prima decade di agosto, salvo brevi e contenuti cali, come abbiamo spiegato qui. Queste condizioni climatiche possono incidere anche sulle attività lavorative: cosa può succedere per chi lavora, in concreto? In caso di temperature oltre i 35 gradi centigradi, anche se solo percepiti, è possibile chiedere la cassa integrazione per “eventi meteo”. Lo sottolinea l’Inps in un messaggio in cui riassume le indicazioni sulle modalità con le quali richiedere le prestazioni di integrazione salariale, “in considerazione dell’eccezionale ondata di calore che sta interessando tutto il territorio nazionale e dell’incidenza che tali condizioni climatiche possono determinare sulle attività lavorative e sull’eventuale sospensione o riduzione delle stesse”.

Caldo: si può chiedere la cassa integrazione Inps oltre i 35 gradi percepiti

Nel caso in cui la sospensione o la riduzione delle attività lavorative sia disposta con “un’ordinanza della pubblica autorità”, i datori di lavoro possono richiedere l’integrazione salariale invocando la causale “sospensione o riduzione dell’attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all’impresa o ai lavoratori”. In caso di caldo eccessivo che non consenta il regolare svolgimento delle attività lavorative, resta ferma anche la possibilità di richiedere le integrazioni salariali con causale “evento meteo” per “temperature elevate”.

Temperatura percepita e reale, l’umidità e l’abbigliamento

Come accennato prima, anche il verificarsi di temperature pari o inferiori a 35 gradi centigradi può determinare l’accoglimento della domanda di accesso alle prestazioni di integrazione salariale, qualora entri in considerazione la valutazione della temperatura cosiddetta “percepita”, che è più elevata di “quella reale”.

La cassa integrazione, nel dettaglio, si può chiedere anche se questo livello è solo percepito a causa dell’alta umidità o dell’abbigliamento da lavoro, come la tuta o il casco. Lo precisa l’Inps, spiegando che la domanda di “cig”(cassa integrazione guadagni) può essere accolta anche in presenza di temperature pari o inferiori a 35 gradi “in caso di attività lavorative sono svolte in luoghi non proteggibili dal sole o se comportino l’utilizzo di materiali o di macchinari che producono a loro volta calore, contribuendo ad accentuare la situazione di disagio dei lavoratori”.

Anche l’impiego di strumenti di protezione quali tute, caschi o altro, spiega l’istituto di previdenza sociale, “può comportare che la temperatura percepita dal lavoratore risulti più elevata di quella registrata dal bollettino meteo”. Pertanto, prosegue l’Inps, “la valutazione dell’integrabilità della causale richiesta non deve fare riferimento solo al grado di temperatura, ma anche alla tipologia di attività svolta e alle condizioni nelle quali si trovano concretamente ad operare i lavoratori”.

“Anche l’elevato tasso di umidità – si legge – concorre significativamente a determinare una temperatura ‘percepita’ superiore a quella reale. Pertanto, nel valutare le istanze è necessario tenere conto anche del grado di umidità registrato nelle giornate o nelle ore richieste, atteso che, in base alla combinazione dei due valori (temperatura e tasso di umidità), è possibile ritenere che la temperatura percepita sia maggiore di quella effettivamente rilevata”.

E il lavoro al chiuso?

Infine, l’Inps sottolinea che queste indicazioni “valgono anche con riferimento alle lavorazioni al chiuso, allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro, nonché nell’ambito del lavoro svolto in agricoltura, secondo la disciplina in materia di cassa integrazione speciale per gli operai e impiegati a tempo indeterminato dipendenti da imprese agricole”.

Le ore di cassa integrazione richieste finora

L’Inps ha ricevuto a giugno 2024 richieste di cassa integrazione dalle aziende per 35,29 milioni di ore, con una riduzione del 25,3% su maggio e un aumento del 20% rispetto a giugno 2023. È quanto emerge dall’osservatorio dell’istituto di previdenza sulla cassa integrazione, secondo il quale nei primi sei mesi del 2024 sono stati chiesti 256,17 milioni di ore di cassa, con un aumento del 19,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nei primi quattro mesi dell’anno il tiraggio (ovvero l’uso effettivo da parte delle aziende delle ore di cassa integrazione chieste) è pari al 21,01%.

Caldo estremo, scatta lo stop al lavoro: chi deve fermarsi “per legge”

Nei giorni in cui l’Italia è investita da un’ondata di calore estremo, in diverse regioni sono state emanate ordinanze specifiche per proteggere la salute dei lavoratori. L’indicazione non vale per tutte le attività, ma in genere per gli addetti nei settori agricolo, florovivaistico, edile e affini che svolgono attività fisica intensa e in prolungata esposizione al sole. Ne abbiamo parlato in questo articolo nel dettaglio.

La mappa alla quale i governatori fanno riferimento nelle loro ordinanze è quella pubblicata sul sito Worklimate, un progetto nato per approfondire le conoscenze sull’effetto del caldo sui lavoratori, soprattutto attraverso la banca dati degli infortuni dell’Inail. Vengono formulate previsioni del rischio caldo per vari profili di lavoratori, ma anche previsioni in base alle ordinanze già varate e quelle delle aree in cui è possibile avere temperature oltre i 35 gradi.

Fonte : Today