Nella notte, dopo una trattativa durata oltre 14 ore, Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria (l’ex Ilva) e i sindacati metalmeccanici hanno raggiunto al ministero del Lavoro l’accordo per la cassa integrazione straordinaria che accompagnerà ristrutturazione del gruppo siderurgico. L’intesa sulla cigs riguarda 4.050 lavoratori, un numero inferiore rispetto alle previsioni: inizialmente dovevano essere 5.200 operai, tutti dipendenti Adl, di cui 4.400 a Tarano.
Ex Ilva, cassa integrazione per 4.050 lavoratori
Rispetto all’avvio della procedura avvenuta un mese fa, adesso in cassa andranno 1.150 dipendenti in meno: 4.050, di cui 3.500 nel sito siderurgico pugliese, il più grande di Acciaierie, e 450 negli altri stabilimenti tra cui Genova, Novi Ligure e Racconigi. Il calo è stato progressivo: si è progressivamente passati, nella riduzione dei numeri della cigs, da 5.200 a 4.700, quindi ieri prima a 4.200, poi in serata a 4.100, per chiudere, infine, dopo 14 ore di discussione a 4.050 lavoratori totali. “Il trattamento di integrazione salariale – si legge nell’intesa – verrà richiesto dalla data della declaratoria di insolvenza per 12 mesi. AdI dichiara che alla conclusione di tale periodo, potrà fare ricorso ad un ulteriore periodo di ammortizzatore sociale per altri 12 mesi al fine di portare a compimento il programma di ripartenza”.
“Allo stato, nello stabilimento di Taranto, alla fermata del’altoforno 5, si è aggiunta – prosegue il testo dell’intesa – la temporanea cessazione dell’attività degli altiforni 1 e 2. Allo stato, quindi, è in marcia il solo altoforno 4. Ciò ha comportato e comporterà la sensibile riduzione di produzione della ghisa, non compensabile con la marcia dell’altoforno 4, comunque anch’esso soggetto a fermate per le necessarie manutenzioni, e neanche con la programmata ripartenza dell’altoforno 1. Tale situazione si ripercuoterà in maniera determinante anche sui reparti a valle del ciclo integrale ad esso connessi, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane nell’unita’ di Taranto”. Nell’accordo al ministero del Lavoro, i sindacati hanno anche ribadito “la piena vigenza dell’accordo del 6.9.2018 a tutela dell’occupazione di tutti lavoratori attualmente alle dipendenze di Ilva in amministrazione straordinaria”. È la società proprietaria degli impianti (dati in fitto ad Acciaierie) che ha in carico circa 1.700 lavoratori in cassa straordinaria, che in questi anni non sono stati riassorbiti ne’ da ArcelorMittal, ne’ da Acciaierie d’Italia. L’amministrazione straordinaria ha pero’ inserito nell’accordo al ministero del Lavoro “che gli effetti applicativi di tale accordo ricadono su entrambe le amministrazioni straordinarie. In ogni caso, l’azienda riconosce la vigenza dell’accordo stesso”.
La soddisfazione dei sindacati
La fumata bianca è stata bel accolta dalle sigle sindacali, come sottolineato da Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl: “Sono tanti gli aspetti positivi, siamo riusciti ad abbattere i numeri a 4.050 rispetto ai 5.200 chiesti dall’azienda. Alla fine del piano, a giugno 2026, tutti i lavoratori sospesi in cassa integrazione rientreranno al lavoro. Buone notizie per i lavoratori e le loro famiglie. L’accordo prevede importanti novità e agevolazioni ai lavoratori coinvolti dalla cassa straordinaria: riconoscimento di integrazione salariale pari al 70% della retribuzione, oltre ai relativi ratei di tredicesima e premio di produzione. Previsto un welfare aziendale fino al 3% dello stipendio lordo proporzionale al raggiungimento dei 3 milioni di tonnellate della produzione. Saranno inoltre riconosciute delle “integrazioni retributive” con retroattività a marzo 2024 e”l’una tantum come premio ripristina vecchie condizioni di premialità che avevamo nella precedente società e il ripristino delle turnazioni contrattuali che nella precedente gestione erano state cancellate”.
“Esprimiamo un apprezzamento per tutta la delegazione – conclude il segretario nazionale D’Alò – che con una lunga trattativa riporta AdI, l’ ex Ilva, in una dimensione normale di relazioni industriali. Questo accordo darà sollievo alle famiglie di tutti quei lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione e accompagnerà il piano di rilancio aziendale. È un ottimo passo in avanti. Anche se coinvolti nella cassa, i lavoratori vivranno periodi migliori rispetto a quelli passati sino ad oggi. Attendiamo ora di conoscere gli estremi del bando con cui Acciaierie d’Italia, oggi in amministrazione straordinaria, si appresterà a diventare una nuova società”
Soddisfazione anche da parte di Usb, Unione sindacale di base: “L’accordo – spiegano Franco Rizzo e Sasha Colautti – richiama tutti gli elementi che abbiamo considerato fin qui centrali. L’affermazione della valenza dell’accordo di settembre 2018 ed il percorso di ripartenza degli impianti finalizzato a garantire il rientro di tutti i lavoratori entro l’estate del 2026. I numeri, rispetto i 5.200 iniziali, si sono ulteriormente abbassati. Lo sforzo della delegazione trattante è stato notevole ma va riconosciuto ai dirigenti dell’amministrazione straordinaria la volontà di discutere punto su punto fino in fondo per trovare soluzione. Importante la presenza costante e propositiva del ministero del Lavoro”.
Usb parla di “un primo passo importante che deve favorire e indirizzare il processo di vendita. Dopo gli importanti elementi di garanzia numerica e produttiva, ora questi – sostiene Usb a proposito del prossimo ritorno dell’ex Ilva sul mercato – non possono e non devono essere messi in discussione da proposte avventuriste, inconsistenti e non rispondenti al rilancio di Acciaierie D’Italia e all’esigenza che, attraverso questo rilancio, si determino i presupposti per un vero e risolutivo processo di decarbonizzazione a salvaguardia di ambiente e salute di lavoratori e cittadini”.
Fonte : Today