Tv, in Italia nel 2023 giro affari per 8,9 mld (+1,6%), Rai prima per fatturato davanti a Sky e Mediaset
Nel 2023 il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano è stato pari a 8,9 miliardi di euro, in crescita dell’1,6% sul 2022, anno in cui aveva pressoché eguagliato i valori pre-pandemici (-0,1% 2022 su 2019). Lo rileva la nuova edizione del report media & entertainment, con l’analisi del settore a livello mondiale e italiano, pubblicata dall’area studi di Mediobanca.
La ripresa – viene sottolineato – ha interessato tutti i comparti: +0,2% la tv in chiaro (4,8 miliardi di euro), +3,0% la tv a pagamento (3,4 miliardi) e +4,9% la radio (0,6 miliardi). La tv a pagamento risente però di tendenze diametralmente opposte, con la pay tv tradizionale che continua a calare (-4,9%), anche se con un’intensità minore rispetto agli anni passati, mentre i servizi S-Vod proseguono la crescita a doppia cifra (+10,4%). In forte aumento il peso specifico dello streaming che nel 2023 rappresenta il 53% dei ricavi della tv a pagamento (1,8 miliardi di euro), in rialzo di oltre 38% rispetto a cinque anni prima.
“I tre principali operatori (Rai, Sky e Mediaset) detengono congiuntamente circa il 70% dei ricavi televisivi nazionali, ma – evidenzia il report – le piattaforme online continuano a erodere terreno, arrivando a rappresentare il 20% del settore nel 2023 (quasi 13% in più sul 2019)”. Rispetto al 2022, i ricavi pubblicitari sono invece cresciuti del 2,0%: +1,2% quelli della tv e +7,1 quelli della radio. Nel 2023 i ricavi dei dieci principali operatori Media & Entertainment italiani sono complessivamente cresciuti del 1,6% sul 2022 (risultando però ancora inferiori del 6,9% rispetto al 2019), grazie alla continua espansione del segmento S-Vod (+9,2%) e alla ripresa del mercato pubblicitario (+3,0%). Ancora sottotono i ricavi della Pay Tv (-4,9%).
“Il panel – viene evidenziato da Mediobanca – si conferma fortemente concentrato, con i primi tre broadcaster tradizionali (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano il 77% del giro d’affari complessivo”.
In termini di fatturato, Rai si attesta in prima posizione nel 2023 (2,7 miliardi di euro, +0,3% sul 2022), seguita da Sky (2,1 miliardi di euro, +2,3% sul 2022) e Mediaset (2 miliardi di euro, +2,5%). Prosegue la crescita esponenziale delle piattaforme online, ora attive anche nel mercato pubblicitario attraverso il lancio di offerte cosiddette Subscription Ad-supported, con Netflix che nel 2022 (ultimi dati disponibili) ha registrato ricavi per 616 milioni di euro grazie ai suoi oltre 5 milioni di abbonati.
Nonostante l’inasprimento del contesto competitivo, dovuto alla continua evoluzione tecnologica e alla crescente offerta, il settore nel 2023 mostra una certa stabilità dei livelli occupazionali sul 2022 (-0,9%). Rispetto al periodo pre-pandemico la riduzione degli organici è però più accentuata, principalmente in seguito al progressivo switch tra il business della tv lineare e la crescente offerta streaming, che è meno labour intensive della prima.
L’ebit margin aggregato è ancora negativo (-1,4% nel 2023), ma in netto miglioramento (+4% rispetto al 2022). “La non soddisfacente redditività dei principali operatori – viene spiegato dal report – è una diretta conseguenza dell’ingresso nel settore dei cosiddetti Ott (come Netflix e Dazn).
Tv, Olimpiadi Parigi 2024 e Europei di calcio traninano la pubblicità
Per l’intero 2024 – si legge nel report media & entertainment di Mediobanca – “si stima una crescita del 2% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore”, grazie alla prevista ripresa del mercato pubblicitario (+5%), trainato principalmente dagli importanti eventi sportivi dell’anno (in primis olimpiadi ed europei di calcio), alla continua crescita dei formati Subscription Ad-supported e all’incremento degli abbonamenti ai servizi streaming, anche se con un impulso ridotto rispetto al passato.
“Con il segmento S-Vod sempre più competitivo e vicino alla saturazione, considerando anche la diminuzione del potere d’acquisto del consumatore medio, si intensificherà la competizione nelle offerte A-Vod (advertising video on demand) e subscription Ad-supported (un ibrido tra S-Vod e A-Vod)”, secondo il report “è lecito attendersi nel prossimo futuro un rallentamento delle sottoscrizioni a pagamento”.
Rai vola nei ricavi, comanda la Germania
Il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco ha il giro d’affari più elevato nel confronto europeo a quota €9,6 mld: è più del triplo rispetto a quello italiano (€2,7 mld). Completano il podio Gran Bretagna (€7,9 mld) e Francia (€3,9 mld). Nel 2022 l’Italia è al terzo posto sul fronte della crescita dei ricavi (+1,2% sul 2021), dietro a Gran Bretagna (+5,7%) e Germania (+2,6%). La Rai si distingue con riguardo alla redditività industriale: nel 2022 l’ebit margin della TV pubblica italiana si è attestato al 2,5% (-1,1 p.p. sul 2021), davanti all’1,7% della Spagna, mentre Francia e Regno Unito sono in territorio negativo (pari, rispettivamente, al -1,5% e -2,4%). Analizzando i ricavi delle principali emittenti pubbliche europee emerge la bassa incidenza del canone per l’Italia (Rai) e l’importanza che invece rivestono le produzioni di contenuti originali per il Regno Unito (generando oltre il 20% dei ricavi complessivi).
Canone Rai, il più basso in Europa
La Rai e l’Italia hanno il canone unitario più basso fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media (€0,25 al giorno per abbonato contro gli €0,34 medi). La TV pubblica tedesca (€0,60 giornalieri) e quella britannica (€0,51) sono molto avanti. Nel Vecchio Continente va comunque avanti il processo di abolizione del canone, riscosso solo in 10 paesi europei nel corso del 2022, 37% del totale (erano circa il 50% nel 2019). La Francia, sempre nel 2022, è stata l’ultima nazione ad affrancarsi dal canone. Nel 2023 solo €77,8 dei €90 (pari all’86%) sborsati da ogni abbonato sono stati incassati dalla Rai, un’incidenza anche in questo caso inferiore alla media europea (90,5%). Per quanto concerne il 2024 il canone unitario è stato abbassato a €70, con la Rai che prevede di incassare l’83,7% (circa €58,6). Per bilanciare questa riduzione la legge di bilancio (n. 213 del 30 dicembre 2023) ha riconosciuto alla Concessionaria pubblica, limitatamente al 2024, un contributo in sostanziale compensazione pari a €413 mln netti.
Fonte : Affari Italiani