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La tripletta di Lookman schianta i tedeschi e regala la vittoria dell’Europa League a un’Atalanta stratosferica e devastante. Bayer Leverkusen in confusione totale, perde l’imbattibilità e la faccia in una finale da incubo (3-0).
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L’Atalanta vince l’Europa League, infligge al Bayer Leverkusen una batosta pesante (3-0). Una lezione di calcio e di personalità nel segno di Lookman autore di una tripletta pazzesca. È una vittoria storica, leggendaria per la società bergamasca ed esaltante per il calcio italiano che vede una propria squadra sul tetto d’Europa. C’era riuscita la Roma di José Mourinho in Conference, ma questa è la coppa che dà l’accesso alla Champions, la porta verso il paradiso. La squadra di Gasperini – che si toglie anche lo sfizio di zittire Xabi Alonso – un posto lassù se l’è meritato in pieno. E se in campionato le cose vanno come devono (senza spingersi più sopra del quinti posto) allora nella prossima edizione della ‘super coppa’ ci sarà anche una sesta connazionale.
Il tonfo dei tedeschi, imbattuti in stagione, è fragoroso. In una parola: schiantati dalla versione coraggiosa, spregiudicata col tridente della Dea, stratosferica e devastante. Il Bayer dopo il Liverpool, cade un’altra grande favorita al cospetto degli orobici. Va al tappeto, inutile fare la conta: non si rialzerà mai. Né riuscirà a trovare una soluzione, nemmeno aggrapparsi all’orgoglio è bastato.
Per tenere testa ai nerazzurri serviva dell’altro, gettare (nche La Dea gioca il suo calcio, quello che a Guardiola ricorda la sedia del dentista e Xabi Alonso fa venire il mal di testa. Ne resta stordito, non sa che fare. Le prova tutte per dare un senso a una partita che per lui e i tedeschi non c’è. Non riescono a trovarlo, la Dea ha tolto loro tutto. Li ha aggrediti, confusi, messi alle corde, disinnescati, scossi dentro fino a farli vacillare e poi vibrare loro il colpo ferale.
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Il Leverkusen è traumatizzato. La squadra di Gasperini se lo mangia in ogni duello, non gli lascia respiro né opportunità di uscire da quell’angolo in cui lo confina. Lo sfianca con il moto perpetuo degli esterni, con Koopmeiners che fa il bello e cattivo tempo, Scamacca che là davanti si prende le botte e sgomita ma è prezioso nel suo lavoro di sostegno alla manovra. Scompagina e apre gli spazi, nei quali si va a infilare il protagonista assoluto della serata di Dublino per la sua doppietta.
Look-me, Look-man. Guarda me, guarda l’uomo. Il cognome del calciatore si presta al gioco di parole e di prestigio, da illusionista. L’attaccante nigeriano sbuca ovunque, la difesa del Bayern se lo vede arrivare addosso all’improvviso, come fosse mimetizzato nel terreno: salta fuori e sorprende i tedeschi. Lo fa sul primo gol, quando s’avventa come un avvoltoio sulla palla che danza in mezzo all’area sguarnita del Bayer.
E sul raddoppio va prendersi lo spazio, il tunnel a Xhaka, il tempo della battuta, la traiettoria che è perfetta e letale: gli riesce tutto, anche piazzare con un tocco d’interno collo la palla laddove la rete e il palo s’abbracciano al prato. È un colpo da biliardo, liftato e diretto. I compagni mettono le mani nei capelli, increduli. Look-me, Look-man. Guarda me, guarda l’uomo. È colui che ti uccide dolcemente.
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Fonte : Fanpage