A distanza di oltre due anni dallo scoppio dell’invasione russa in Ucraina, il tema della pace e della risoluzione del conflitto resta centrale. E lo sarà anche il prossimo 15 e 16 giugno, quando i leader di circa 100 Paesi di Europa, Africa, America Latina e Medio Oriente (il cosiddetto Sud Globale) si ritroveranno in un hotel di lusso della Svizzera centrale per la conferenza di pace sull’Ucraina. Il summit mirerà a creare un quadro favorevole a una pace globale e duratura in Ucraina, nonché “una tabella di marcia concreta per la partecipazione della Russia al processo di pace”.
Chi ci sarà al vertice?
Il vertice in Svizzera arriva dopo le richieste del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che dallo scorso gennaio si è speso in colloqui e conversazioni con i leader dei membri dell’UE, del G7 e Paesi come Stati Uniti, Cina e India, per convincerli a partecipare all’appuntamento.
“Ogni leader e ogni Paese che desidera che l’aggressione russa si concluda con una pace veramente giusta ha l’opportunità di unirsi ai nostri sforzi globali e di partecipare al primo Summit della pace, che si terrà in Svizzera a giugno”, ha scritto su X il presidente ucraino, affermando che “la pace non ha alternative: tuttavia, perché ciò avvenga e perché il terrore russo venga sconfitto, abbiamo bisogno di forza fisica”. E questo, ha insistito Zelensky, “include la difesa aerea, le capacità al fronte, la capacità di ottenere i risultati necessari nel Mar Nero, la nostra produzione interna di armi, la resilienza economica dell’Ucraina, la pressione dei partner sulla Russia e il massimo consolidamento globale. Non abbiamo il diritto di fallire in nessuno di questi aspetti”.
La difensiva di Kiev è in difficoltà. L’Ucraina deve fare fronte ai raid russi e alla carenza di armi: secondo la tedesca Bild i missili per i sistemi Patriot e Iris-T sarebbero finiti. Per questo, il Parlamento ucraino ha approvato in seconda lettura la nuova e controversa legge sulla mobilitazione, che punta all’ambizioso obiettivo dei 500mila reclutamenti nel corso dell’anno. La nuova legge è stata accolta con sgomento al fronte. È stata infatti depennata dal testo una clausola che prevedeva la smobilitazione dei soldati che hanno prestato servizio per 36 mesi.
Il ruolo della Cina
La lista dei partecipanti è stata definita fino all’ultimo, ma all’appello manca la Russia, che nel 2022 ha lanciato l’occupazione in Ucraina. Rimane incerta anche la partecipazione della Cina, che non ha mai condannato esplicitamente la guerra russa e che lo scorso anno aveva proposto un piano di pace di 12 punti che stabiliva i principi generali per porre fine alla guerra, ma senza entrare nei dettagli. All’epoca il documento ricevette una tiepida accoglienza sia in Russia che in Ucraina, anche se il ministro degli Esteri russo questo mese ha giudicato il piano tra i più “ragionevoli” di quelli presentati finora da altri paesi.
Solo qualche giorno fa, il presidente cinese Xi Jinping ha accolto a Pechino il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, con cui ha ribadito la posizione comune sulle principali sfide geopolitiche globali, sottolineando che entrambi i Paesi combatteranno “il comportamento egemonico e intimidatorio”, un esplicito riferimento agli Stati Uniti. Secondo i media cinesi, Lavrov avrebbe preparato il terreno per una missione in Cina di Vladimir Putin. Il primo viaggio all’estero del presidente russo dopo la rielezione sarebbe previsto per il mese prossimo.
“La Cina sosterrà lo sviluppo stabile della Russia sotto la guida di Putin. Pechino e Mosca continueranno a rafforzare la cooperazione strategica sulla scena mondiale e si forniranno un forte sostegno reciproco”, ha detto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi al suo omologo russo. Lavrov, da parte sua, ha bollato come “inutili” gli incontri internazionali sulla guerra in Ucraina, che non tengono conto degli interessi di Mosca e promuovono solo la proposta di pace di Kiev. Gli alleati dell’Ucraina tuttavia sperano nella presenza della Cina, considerata la sua influenza sulla Russia, nonostante le accuse degli Stati Uniti a Pechino per aver fornito sostegno militare a Mosca.
Perché Mosca non partecipa alla conferenza di pace sull’Ucraina
La Russia quindi, non parteciperà al summit internazionale sulla pace in Ucraina. Probabilmente, quella di Mosca è una scelta politica per opporsi a qualsiasi richiesta e rafforzare così la posizione militare sul campo di battaglia. “Il processo negoziale senza la Russia non ha senso e, in effetti, è un processo negoziale a vuoto”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. “Per prima cosa bisogna capire di cosa stiamo parlando, di che tipo di formula di pace, questa è la prima cosa. In secondo luogo, abbiamo ripetutamente affermato che, ovviamente, il processo negoziale senza la Russia non ha senso e, in effetti, è un processo negoziale vano”, ha detto Peskov.
Mosca valuta il summit in Svizzera come un’occasione utile all’occidente “solo per dare peso a un certo ‘ultimatum collettivo’ alla Russia”. Da qui, l’appello della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova: “Ci auguriamo che i nostri partner in Asia, Africa e America Latina siano vigili e non si lascino trascinare in un’altra avventura anti-russa”. Tradotto: non partecipate al summit che si basa sulle disposizioni dell’ultimatum ‘formula Zelensky’. “È noto che la ‘formula Zelensky’ non implica compromessi o alternative e ignora completamente le proposte di Cina, Brasile, Stati africani e arabi”, ha aggiunto Zakharova.
Le aspettative sul summit restano comunque basse. La presidente svizzera Viola Amherd non ha nascosto che il vertice di giugno non avrà successo e non porterà immediatamente a un accordo di pace. La Svizzera, che storicamente è rimasta neutrale nei conflitti europei, sta cercando di portare i paesi al tavolo per contribuire a porre fine alla guerra. Iin considerazione della lunga tradizione diplomatica e dell’incoraggiante feedback ricevuto durante la fase esplorativa, la Svizzera ritiene di avere la responsabilità di contribuire al processo di pace in Ucraina”, ha però chiosato la leader elvetica.
Fonte : Today