Al via gli incentivi per le comunità energetiche rinnovabili (Cer). Dalle ore 17 dell’8 aprile sono entrati in funzione i portali predisposti dal Gestore dei servizi energetici (Gse), la società pubblica controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze e focalizzata sulle energie rinnovabili. Si tratta di un “passo – afferma in una nota sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) il titolare, Gilberto Pichetto Fratin – che attendevano tante imprese, amministrazioni e gruppi di cittadini. Ora parte, a tutti gli effetti, la svolta delle Cer”.
Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili
Nel dettaglio, le comunità energetiche rinnovabili sono degli insiemi di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, quelli religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più di uno dei soggetti coinvolti. Questi, siano essi produttori o consumatori, devono trovarsi nello stesso perimetro geografico e usufruire in tal modo della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica.
È così che il Mase ha immaginato possibile perseguire gli obiettivi alla base della costituzione delle comunità energetiche rinnovabili e cioè, in primo luogo, quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali ai loro membri e alle località geografiche alle quali appartengono. Più in generale, le Cer costituiscono uno strumento per diffondere a livello nazionale impianti da fonti rinnovabili, riducendo così l’emissione di gas serra e contribuendo all’indipendenza energetica del paese.
Chi può creare una Cer
A costituire una Cer possono concorrere produttori da fonti rinnovabili e consumatori di energia. Nel dettaglio, ne possono dunque fare parte i produttori di energia rinnovabile, cioè i soggetti che realizzano un impianti fotovoltaico o di altra tipologia, gli autoconsumatori di energia rinnovabile, ovvero chi possiede un impianto di produzione da fonte rinnovabile e produce energia per soddisfare i propri consumi e condividere con il resto della comunità l’energia in eccesso, e i consumatori che non possiedono impianti di produzione ma hanno una propria utenza elettrica i cui consumi possono essere coperti in parte dall’energia prodotta dalla comunità.
Spetta ai soggetti coinvolti individuare poi le aree in cui realizzare gli impianti e, soprattutto, costituire legalmente la comunità energetica rinnovabile. Tale passaggio può prevedere più modalità: una Cer può essere infatti inquadrata per esempio sotto forma di associazione, ente del terzo settore, cooperativa, cooperativa benefit, consorzio o organizzazione senza scopo di lucro, affinché sia dotata di autonomia giuridica. Non è inoltre importante che tutti i membri aderiscano alla comunità nella fase di costituzione legale della stessa. Essi possono infatti farlo anche successivamente, secondo le modalità previste da statuto.
Che incentivi ci sono
Per tutte le Cer sono previsti due diversi tipi di incentivi. Il primo consiste in una tariffa incentivante sull’energia prodotta da fonte rinnovabile e autoconsumata virtualmente nei vent’anni successivi all’entrata in servizio di ciascun impianto. In particolare, tale tariffa è compresa tra i 60 e i 120 euro al megawattora, a seconda della taglia dell’impianto e del valore di mercato dell’energia. Per gli impianti fotovoltaici è prevista una ulteriore maggiorazione fino a 10 euro al megawattora in proporzione al diverso grado di “insolazione” dei territori in cui saranno installati: le regioni del centro avranno per esempio diritto a 4 euro in più al megawattora, quelle del nord a 10 euro in più. L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) ha inoltre definito un corrispettivo di valorizzazione per l’energia autoconsumata di circa 8 euro al megawattora.
Un contributo a fondo perduto è invece previsto per le sole comunità energetiche rinnovabili i cui impianti di produzione si trovano in comuni la cui popolazione è inferiore ai 5000 abitanti. Tale sostegno è pari al 40% del costo dell’investimento ed è stato reso possibile grazie alle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Fonte : Wired