Il problema dell’auto elettrica e la lezione di Steve Jobs

Ieri ho scritto qui che questo sarà l’anno dell’auto elettrica in Italia. Mi sento di dirlo perché c’è finalmente una rete capillare di colonnine di ricarica (ma dobbiamo migliorare in Calabria e nelle Isole); perché gli incentivi che il governo sta approvando, fino a 13 mila euro, rendono l’acquisto o il noleggio possibili anche per chi non ha un reddito alto; e infine perché abbiamo superato la fatidica soglia del 5 per cento del mercato, il punto dopo il quale un prodotto tecnologico è pronto a diffondersi. Ora però vorrei dire una cosa ai produttori di auto elettriche i quali, dopo una diffidenza iniziale in cui c’era solo Tesla, hanno imboccato con coraggio questa strada al punto che oggi tutti i nuovi modelli sono elettrici (una scelta non scontata se si pensa che in Italia il governo si batte affinchè anche dopo il 2035 sia possibile acquistare auto a motore termico). Insomma, la scelta di auto elettriche oggi è vastissima. E i modelli sono davvero belli. Sono super tecnologici. Anche troppo. Mi spiego. Un’auto elettrica teoricamente è semplice: non ha il cambio e non fa rumore, è come guidare le macchinine che usavamo da bambini nei luna park. Ma invece tutte le case automobilistiche o quasi stanno mettendo sul mercato macchine spaziali che sembrano provenire dal futuro: macchine senza pulsanti o interruttori,  in cui tutto si manovra attraverso uno schermo con delle app, tutto touch e intuitivo. Ma se pensiamo all’automobilista medio, anche un po’ troppo. Io, che ho appena scelto di passare all’elettrico dopo sei anni senza auto, mi sono ritrovato a chiedermi come abbassare il volume della radio e come spegnere la vettura dopo averla parcheggiata: non sarò una cima, ok, ma ho dovuto scaricare il manuale di istruzioni sullo schermo dell’auto per scoprirlo… La tecnologia però non funziona per addizioni, funziona per sottrazione: less is more. Quando Steve Jobs immaginò l’iPhone disse al suo team che voleva un telefonino con un solo pulsante tramite il quale fare tutto; e poi, che non avesse bisogno di un libretto di istruzioni (ai tempi quando compravi un oggetto tecnologico, dovevi studiare un manuale prima di usarlo). È una scienza: si chiama UX, User Experience, e analizza l’esperienza reale di un utente per renderla migliore. Per questo l’iPhone vinse: perché la tecnologia era facile e non era troppa. Aveva una UX perfetta. Credo che per le auto elettriche la semplificazione arriverà introducendo l’intelligenza artificiale, tipo Chat GPT, a cui impartire comandi, cosa che alcune case automobilistiche stanno facendo. 

Epperò qualche pulsante, per noi boomer,  lasciatelo.

Fonte : Repubblica