“Basta interferenze su Salis”, lo schiaffo dell’Ungheria all’Italia

Nonostante le strette di mano e i sorrisi cordiali delle foto ufficiali durante l’incontro a Roma, tra il ministro degli Esteri ungherese e il suo omologo italiano serpeggia malumore. Il punto di scontro è ancora il caso di scontro sul caso di Ilaria Salis, l’insegnante milanese detenuta in Ungheria da un anno perché accusata di aver aggredito dei militanti neo fascisti. I titolari della diplomazia dei due Paesi si sono incontrati il 28 febbraio a Roma in un colloquio che è apparso cordiale e disteso. Ma la situazione è cambiata al termine del faccia a faccia tra i due.

Il duro messaggio

Ad accendere le polveri un pesantissimo messaggio diffuso dal governo ungherese in cui si accusa esplicitamente l’esecutivo di Giorgia Meloni di voler condizionare indebitamente lo svolgimento del processo: “È sorprendente che l’Italia cerchi di interferire in un caso giudiziario ungherese”, ha scritto sui social il ministro degli Esteri Péter Szijjártó immediatamente dopo aver incontrato il titolare della Farnesina, Antonio Tajani. Un attacco avallato pienamente da Viktor Orban, visto che è stato pubblicato dall’account X del suo portavoce, Zoltan Kovacs. “Questa signora – ha incalzato Szijjártó – presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro per attaccare persone innocenti per le strade come parte di un’organizzazione di sinistra radicale. Spero sinceramente che riceva la meritata punizione in Ungheria”.

La riposta di Tajani

Dopo lo stupore, è arrivata la ferma reazione della Farnesina. Da parte di Roma, recita un comunicato della Farnesina, non c’è “nessuna volontà di interferenza, ma la chiara intenzione di far pressione per verificare che le condizioni di detenzione rispettino le normative europee che richiamano alla tutela dei diritti umani”.

Nel corso dell’incontro, ha fatto sapere la Farnesina, Tajani ha consegnato al ministro ungherese “un nuovo, dettagliato promemoria sulle condizioni detentive della connazionale, evidenziando la necessità di un giusto processo e dell’assicurare la dignità e i diritti fondamentali della signora Salis, sul cui caso è costante l’impegno dell’ambasciata d’Italia a Budapest”. La riunione si era infatti svolta in un clima di sostanziale cordialità, senza che nulla potesse far prevedere la successiva reazione ungherese. 

“Certo che mia figlia è una martire”

Anche Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha reagito furibondo alle parole con cui il ministro magiaro ha definito la figlia: “Dobbiamo chiedergli cosa intende per ‘martire’, se intende una persona torturata per 35 giorni certo Ilaria è una martire”. Intanto, nella prossima udienza anticipata al 28 marzo, il legale chiederà come annunciato nei giorni scorsi gli arresti domiciliari in Ungheria, passaggio necessario per ottenerli eventualmente in Italia.

Fonte : Today