Superbike, il bilancio di Phillip Island: quanto durerà la grande Italia?

Il debutto sprint di Bulega e Iannone, i podi di Locatelli e Petrucci, il dominio di Montella: l’Italia ha spadroneggiato in Australia. Possiamo aspettarci gli stessi risultati nel resto della stagione?

IL CALENDARIO 2024 DELLA SBK

C’era un’attesa spasmodica intorno all’inizio del Mondiale Superbike 2024 e il weekend di Phillip Island non ha deluso le attese. Anzi, se possibile ha addirittura sorpreso per la qualità delle gare, gli avvicendamenti sul podio e la quantità di storie che ha saputo raccontare. Il paddock delle derivate di serie continua a essere un luogo di uomini, fondato sulle persone, sul loro talento, sulla chimica tra di loro e con i mezzi. In Australia ha chiaramente trionfato il Made in Italy: tra Superbike e Supersport abbiamo avuto sei piloti italiani sul podio e tre vittorie in cinque gare, con Ducati sugli scudi in entrambe le categorie e una MV Agusta veloce nella middle class. Tanta Italia anche nei team delle prime posizioni e nel personale al loro interno, ma questa non è una novità. 

Finalmente Alex Lowes

Siccome il capitolo è grande, partiamo da tutt’altra parte, cioè da Alex Lowes. Se la merita l’attenzione, l’inglese. Se la merita perché per anni è stato schiacciato da Jonathan Rea e bollato come un pilota mediocre e incline all’errore. Che sia meno talentuoso del sei volte campione del mondo è indubitabile, che sia altalenante e tenda a sbagliare è evidente, ma a Phillip Island Alex si trova bene ed è stato uno spauracchio per tutti dall’inizio del weekend. Il primo round non basta a giudicare il lavoro svolto da Kawasaki, né a capire se l’arrivo di Pere Riba al suo fianco abbia stravolto le carte in tavola, però sembra che Lowes abbia assunto con autorevolezza il ruolo di prima guida e referente dello sviluppo. L’impressione è che la moto sia cresciuta di motore e nella gestione delle gomme. Come era lecito aspettarsi Axel Bassani ha faticato, a parte qualche lampo, ma chi avrebbe scommesso su una Ninja leader del mondiale?

Trionfo del Made in Italy

Torniamo ora all’Italia e all’interrogativo del titolo. Le due storie principali, delle quali si è già detto tanto, sono l’esordio di Nicolò Bulega e il rientro di Andrea Iannone. Entrambi avevano impressionato nei test, ma vederli davanti in gara è un’altra cosa. Bulega si è dimostrato pronto sia sul giro secco che sul passo: la pole position con record della pista e la vittoria di Gara 1 lo certificano. Per Iannone c’era qualche dubbio in più, specialmente sull’utilizzo della gomma nuova, ma ognuno di questi è stato fugato. In Superpole ha siglato il secondo tempo e in due corse su tre ha condotto i primi giri. Della ruggine da gara, nemmeno l’ombra. I suoi risultati hanno emozionato molti e fatto storcere il naso ad alcuni riguardo al livello del campionato. Come può un pilota fermo da quattro anni essere già competitivo? Al di là del pensiero di ognuno, c’è da meravigliarsi del suo rendimento.

Meno “cinematografici” sono stati i risultati di Andrea Locatelli e Danilo Petrucci, i quali però partivano da premesse opposte. Il pilota Yamaha si è dimostrato solido fin dalle prove invernali e punta dichiaratamente alla prima vittoria di carriera. Il ternano di casa Barni, invece, veniva da dei test complicati che avevano lasciato tanti punti di domanda. Per il Loka c’è il rammarico della caduta di Gara 2 e delle partenze a rilento in tutte le corse; per Danilo la gioia di un podio insperato, ma meritato, su una pista che non lo aveva mai premiato. Segnali di vita interessanti sono arrivati anche da Michael Ruben Rinaldi con la Panigale di Motocorsa Racing: sarà interessante vederlo a Barcellona.

Diamo infine il giusto spazio alla doppietta di Yari Montella, vero dominatore del weekend di Supersport. Il team Barni non aveva mai vinto nella categoria, ma le premesse c’erano tutte, perché il pilota campano è cresciuto nella passata stagione e al secondo anno con lo stesso pacchetto può far valere l’esperienza. Sempre veloce e aggressivo anche Stefano Manzi, che però paga a caro prezzo lo zero di gara due; non male, poi, Federico Caricasulo, che grazie a due quarti posti lascia l’Australia terzo nel mondiale. 

Lo scintillio degli italiani potrà durare? In Supersport certamente sì, non c’è motivo di credere che gli “Azzurri” non lottino per podi e vittorie in tutti i round. In Superbike le variabili crescono. Phillip Island storicamente è una pista che compatta il gruppo, un contesto da outsider. Lowes non sarà questo per tutta la stagione, ma nemmeno Jonathan Rea lo sarà: autore di un inizio da incubo con la Yamaha, il feeling con la R1 tornerà e rivedremo il Cannibale presidiare il podio. Toprak Razgatlioglu ha già conquistato il podio con la BMW e avrà il coltello tra i denti. E poi c’è lui, il campione del mondo in carica, Alvaro Bautista. Probabilmente il 2024 non sarà un anno facile, non lo vedremo dominare come in passato, ma non per questo dobbiamo considerarlo uno dei tanti. A Barcellona partirà favorito, con la gomma da gestire e nessun pit stop a facilitare le cose. 

Bulega e Iannone, Locatelli e Petrucci, ma anche Rinaldi e Bassani: verosimilmente, vedere tutti gli italiani davanti non sarà la norma. Però la pattuglia è in forma e il livello si è alzato verso l’alto. Bulega potrebbe vincere altre gare, certo. Questo Iannone può fare lo stesso. Locatelli è ancora più pericoloso dell’anno scorso e quel successo tanto agognato è possibile. Magari non avremo altri podi completamente tricolore, ma di soddisfazioni potremmo togliercene tante. Con la speranza che il clamore suscitato nel pubblico italiano non venga meno.

Fonte : Sky Sport