I funerali “impossibili” di Alexei Navalny

Ostacoli (im)previsti per l’ultimo saluto al principale oppositore di Putin, morto lo scorso 16 febbraio in una colonia penale di Kharp, oltre il circolo polare artico. Molte sedi in Russia si rifiutano di ospitare la cerimonia d’addio per Alexei Navalny: parenti e amici del dissidente morto in carcere hanno chiamato da ieri “la maggior parte delle agenzie di pompe funebri private e pubbliche, dei siti commerciali e delle sale funebri”, ha riferito la portavoce di Navalny, Kira Yarmysh.

Alexei Navalny: nessuno spazio per i funerali

Alcuni locali affermano che i loro spazi sono occupati mentre altri si rifiutano di menzionare il nome di Navalny, ha scritto su X. “In un posto ci è stato detto che alle agenzie funebri era vietato collaborare con noi. Dopo una giornata di ricerche, non abbiamo ancora trovato la sala per la cerimonia”. Kira Yarmysh ieri aveva lanciato un appello perché fosse messo a disposizione uno spazio. Invano, finora.

La salma è stata restituita alla madre Ljudmila due giorni fa. Secondo quanto ha riferito ieri lei stessa, le autorità avrebbero posto la condizione per la restituzione del corpo che la sepoltura fosse segreta. “Lo avete torturato quando era vivo, ora lo torturate dopo la sua morte”, si era sfogata ancora la signora Navalnaya. Il presidente russo Putin, finora, non ha reagito alla morte del suo principale critico, che stava scontando una pena detentiva di 19 anni dopo essere sopravvissuto a un avvelenamento.

Dove sarà sepolto? La madre Ljudmila avrebbe voluto che il figlio riposasse nel cimitero Troekurovskoe di Mosca, dove ci sono le tombe della giornalista Anna Politkovskaja e dell’oppositore Boris Nemtsov, uccisi nel 2006 e 2015. Luogo “inadatto”, secondo le autorità. La madre avrebbe perciò ripiegato sul cimitero Khovanskoe fuori dal Mkad, la circonvallazione moscovita. L’altra ipotesi è il cimitero Borisovskoe, alla periferia Sudest di Mosca, vicinissimo al quartiere Marino dove l’oppositore di Vladimir Putin ha vissuto per anni.

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Il giallo dello scambio

Per quel che riguarda la possibilità – evocata da  Maria Pevchikh, dirigente della Fondazione Anticorruzione di Navalny – che si fosse era arrivati alla fase finale di una trattativa per ottenere la liberazione del dissidente e due cittadini americani detenuti in Russia in cambio del rilascio in Germania di Vadim Krasikov – un agente dei servizi russi in carcere per omicidio – il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è limitato a dire: “Non ne so nulla, non ho alcuna informazione al riguardo”.

Secondo una fonte russa citata dalla Reuters, però, Navalny avrebbe dato il suo consenso a tornare in libertà in un possibile scambio di detenuti che sarebbe stato in programma a metà febbraio tra la Russia e i Paesi occidentali e anche la moglie, Yulia Navalnaya, avrebbe dato il suo consenso al possibile scambio. La stessa fonte sostiene inoltre che nei colloqui sarebbe stato coinvolto il miliardario Roman Abramovich. “Inizialmente il piano prevedeva uno scambio che coinvolgesse solo” il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato
in Russia con accuse di spionaggio, “e Abramovich ne aveva discusso con Putin. L’unica persona con cui Putin era pronto a scambiarlo era Krasikov. Ma i tedeschi erano categoricamente contrari, perché era un problema americano. Quando Navalny è apparso nell’ambito di questo piano, i tedeschi alla fine hanno accettato”.

Sempre in base a quanto riferito dalla fonte alla Reuters, “tutto era stato finalmente confermato quando” il cancelliere tedesco Olaf “Scholz si era recato negli Stati Uniti” per colloqui alla Casa Bianca il 9 febbraio. Stando a un’altra fonte “vicina al Cremlino”, Russia e Occidente avrebbero concordato in linea di principio di fare uno scambio che coinvolgesse Navalny e Gershkovich, ma i dettagli precisi di tale accordo dovevano ancora essere definiti.

“Arrestato uno dei legali di Navalny”

Secondo quanto riporta la testata indipendente Novaya Gazeta, uno degli avvocati di Alexei Navalny è stato arrestato Mosca con l’accusa di “disturbo dell’ordine pubblico”. Si tratta del legale che aveva accompagnato la madre di Navalny, Lyudmila, nella città di Salekhard dopo la morte di Navalny, lo scorso 16 febbraio, per aiutatrla a riavere il corpo del figlio.

Fonte : Today