AGI – Operazione “Ultimo brindisi”. Arrestate 10 persone per associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva e alla bancarotta fraudolenta. Un volume d’affari superiore a cento milioni di euro nel settore della commercializzazione delle bevande, frodando il Fisco per oltre 30 milioni di euro.
Su delega della Procura europea di Palermo, i finanzieri del Comando provinciale di Catania hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 30 indagati. A capo c’era il figlio incensurato 41enne di un esponente di spicco del clan dei Santapaola detenuto al 41 bis.
Il gip etneo ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 10 persone (6 in carcere e 4 agli arresti domiciliari); una misura interdittiva nei confronti di 17 indagati, prescrivendo il divieto di esercitare l’attività d’impresa, nonché il ruolo di rivestire uffici e funzioni direttive o amministrative presso società di persone o di capitali, anche per interposta persona, per la durata di un anno; il sequestro preventivo di somme di denaro nella titolarità di 17 società di capitali e di 25 indagati e delle disponibilità finanziarie e patrimoniali (beni immobili e mobili) di questi ultimi fino a concorrenza del valore complessivo di oltre 30 milioni di euro, corrispondente all’imposta evasa ai fini dell’Iva.
L’operazione ha riguardato un gruppo criminale che avrebbe commercializzato bevande nel territorio nazionale in evasione dell’Iva. Le indagini, durate circa due anni, sono state eseguite attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, verifiche finanziarie e patrimoniali nei confronti di imprese in fallimento. Le attività hanno consentito di appurare che il gruppo criminale – con base operativa in un deposito di Belpasso (Catania). Avvalendosi della professionalità dei complici (imprenditori e professionisti) ha realizzato, negli anni, un volume d’affari superiore a cento milioni di euro, frodando il Fisco per oltre 30 milioni di euro. L’indagine ha permesso di individuare un’organizzazione strutturata su scala piramidale che, dietro ‘teste di legno’, gestiva, di fatto, imprese cartiere (missing trader) e interposte (buffer), attraverso cui hanno realizzato l’imponente evasione dell’Iva.
Le ‘cartiere’ servivano a utilizzare e a emettere fatture per operazioni inesistenti nella commercializzazione di bevande che, grazie all’evasione d’imposta, potevano essere vendute a prezzi altamente concorrenziali. Tra i meccanismi di frode vi era l’acquisto senza Iva di merci falsamente destinate all’estero, oppure il mancato versamento in Italia dell’imposta sugli acquisti provenienti dalla Repubblica di San Marino, dove il gruppo operava con un’azienda a loro riconducibile.
Simulate, inoltre, operazioni intracomunitarie, in regime di reverse charge (l’imposta sul valore aggiunto è assolta dal destinatario della fornitura dei beni in luogo del cedente), tramite una società apparentemente situata in Bulgaria ma di fatto gestita in Italia sempre dalla stessa organizzazione. Profitti illeciti pari a quasi 600 mila euro sono stati realizzati anche attraverso crediti d’imposta inesistenti, creati attraverso falsi corsi di formazione, “4.0”, per il personale dipendente di alcune imprese facenti capo al gruppo criminale. A carico di alcuni componenti sono stati riscontrati episodi di bancarotta fraudolenta commessi mediante il fallimento di 3 società oberate dai debiti tributari, preventivamente ‘liberate’ delle risorse finanziarie e private di beni strumentali, ceduti a prezzi irrisori.
Disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 persone e gli arresti domiciliari per 4 indagati, di cui due consulenti fiscali – padre e figlio – il primo, all’epoca delle indagini, già colpito dalla misura degli arresti domiciliari; – l’interdizione dall’esercizio di impresa, dal rivestire il ruolo in uffici e funzioni direttive o amministrative presso società di persone o di capitali, anche per interposta persona, per la durata di un anno, nei confronti di 16 imprenditori e un ragioniere; il sequestro preventivo delle somme di denaro nella titolarità di 17 imprese e di 25 indagati e, in aggiunta, nei confronti di questi ultimi, delle disponibilità finanziarie, delle quote sociali possedute riferibili a 17 società con sede a Catania, Messina, Padova e Roma, tutte operanti nel settore del commercio all’ingrosso e dettaglio di generi alimentari e bevande e del trasporto, di 98 immobili distinti in 48 fabbricati e 50 terreni nelle province di Catania, Messina, Salerno, Roma, Padova, Siracusa, Rieti, L’Aquila e Milano e di 29 veicoli, per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro, quale profitto del reato di evasione fiscale ai fini dell’Iva.
Fonte : Agi