Sono in corso le trattative per un cessate il fuoco a Gaza di circa 6 settimane. Hamas avrebbe ridotto le richieste rifiutando però categoricamente le richieste di Israele sul mantenimento del “controllo della sicurezza sulla Striscia”. Scettici anche gli Usa. Netanyahu annuncia comunque il prosieguo delle operazioni su Rafah.
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Ci sarebbero stati “progressi significativi” nelle trattative per un cessate il fuoco a Gaza, ma Hamas avrebbe ridotto le richieste. Secondo quanto reso noto, il nuovo piano propone una pausa di 6 settimane nel conflitto con il rilascio di circa 300 prigionieri palestinesi in cambio di 40 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. I miliziani di Hamas avrebbero ridotto le richieste a causa dell’irrigidimento delle condizioni dei civili palestinesi e delle restrizioni imposte da Israele ai fedeli musulmani anche in vista del mese di Ramadan.
Nella Striscia di Gaza, infatti, sono sempre meno cibo e acqua con l’impossibilità per civili di accedere agli aiuti umanitari. Per raggiungere il cessate il fuoco, Israele pretenderebbe la “completa smilitarizzazione” di Gaza per mantenere il “controllo della sicurezza” anche dopo il conflitto. Tel Aviv avrebbe infatti preteso nel testo discusso un “governo di funzionari locali senza legami con il terrorismo” e la chiusura dell’Unrwa, organo delle Nazioni Unite che si occupa dell’assistenza ai rifugiati palestinesi e che nelle scorse settimane aveva dovuto fare fronte all’accusa di legami con Hamas per 11 persone dello staff.
L’Unione Europea si è espressa sulla volontà di Israele di mantenere il controllo della Striscia e della Cisgiordania anche dopo la fine della guerra, criticando l’annuncio di nuove costruzioni israeliane negli insediamenti della Cisgiordania. “L’annuncio del ministro israeliano Smotrich sulle nuove 3.300 unità da costruire è pericoloso. Gli insediamenti rendono israeliani e palestinesi meno sicuri, alimentando le tensioni e ostacolando gli sforzi di pace. Costituiscono una grave violazione del diritto internazionale” ha scritto su X l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell.
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Il primo testo per l’accordo che secondo Tel Aviv porrebbe le basi per il post-guerra a Gaza è stato presentato da Netanyahu dopo 5 mesi. L’autorità nazionale palestinese di Abu Mazen ha subito respinto il progetto, bollandolo come “destinato al fallimento”. Anche gli Stati Uniti si sarebbero mostrati più che scettici sui punti resi necessari da Israele per la fine dei combattimenti.
Le trattative starebbero andando avanti a Parigi dove in questo momento si trova anche una delegazione di Israele. Il principio di accordo sarebbe stato elaborato dal direttore della Cia William Burns insieme a delegazioni dal Qatar, Egitto e Tel Aviv. Nonostante la discussione sul cessate il fuoco, Netanyahu ha fatto comunque sapere di avere intenzione di “completare l’eliminazione dei battaglioni di Hamas a Rafah“. “All’inizio della settimana – ha continuato – convocherò il gabinetto per approvare i piani operativi di azione a Rafah”.
Secondo Netanyahu, tra i piani di Israele per Rafah vi sarebbe anche l’evacuazione della popolazione civile lì presente: più di 1 milione di persone sfuggite al conflitto attualmente stabilite in tendopoli sotto i bombardamenti.
“Solo una combinazione di pressione militare e negoziati risoluti – ha concluso – porterà al rilascio dei nostri ostaggi, all’eliminazione di Hamas e al raggiungimento di tutti gli obiettivi della guerra”.
Fonte : Fanpage