Omicidio Alice Neri: l’imputato Mohammed Gaaloul grida ai giornalisti: “Io non c’entro niente”

L’omicidio di Alice Neri a Modena

Il 30enne tunisino Mohamed Gaaloul è l’unico imputato per il caso dell’omicidio della 32enne modenese. Oggi la seconda udienza del processo nel quale l’uomo ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato.

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L’omicidio di Alice Neri a Modena
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“Non sono colpevole, non c’entro niente sull’omicidio di Alice Neri”. Sono le poche parole che è riuscito ad urlare ai cronisti, scendendo dal mezzo della penitenziaria che lo aveva portato al tribunale di Modena, Mohammed Gaaloul, il 30enne tunisino unico imputato per il femminicidio di Alice Neri, la 32enne trovata carbonizzata a bordo della sua auto il 18 novembre 2022 a Concordia sulla Secchia.

Oggi è infatti prevista la seconda udienza del processo per il quale Gaaloul è chiamato a rispondere alle accuse di omicidio volontario aggravato e distruzione di cadavere e per le quali sarà giudicato con giudizio immediato. Non si esclude che in aula possano arrivare le sue dichiarazioni spontanee, afferma il suo legale Roberto Ghini.

 La presidente della Corte: “Imputato dica la verità”

E in apertura il presidente della corte d’assise di Modena, Ester Russo, si è rivolta all’imputato, invitandolo a raccontare la propria versione, avendo invocato “verità” davanti ai giornalisti. “Non c’è verità se l’imputato di un fatto così grave non espone le proprie verità”, ha spiegato il presidente.

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In tribunale non c’è invece la madre della vittima, Patrizia Montorsi, che attraverso il proprio legale Cosimo Zaccaria chiede giustizia per la figlia ammazzata e un degno funerale: i resti di Alice, dopo oltre 14 mesi, sono ancora all’Istituto di Medicina legale di Milano. “Emotivamente troppo pesante per lei”, dice l’avvocato.

Omicidio Alice Neri, esclusi due testimoni perché indagati

Ma se Gaaloul è l’unico imputato, non si può dire lo stesso per persone inserite nella lista di testimoni: sono ben 150, tra cui anche una ventina di dipendenti della Wam di Cavezzo, azienda per la quale Alice lavorava. Tra i nomi elencati dalla difesa anche i titolari dello Smart Cafè di Concordia dove la 32enne si fermò quella sera in compagnia di un collega prima di essere uccisa.

Due teste tuttavia sono stati esclusi poiché risultano indagati. Si tratta delle due persone che avevano in custodia l’auto di Alice Neri in un deposito a Mirandola. Sulla macchina erano emerse “manomissioni”, nello specifico i cerchioni pare sostituiti con altri.

Poco dopo, secondo l’accusa il tunisino colpì la vittima con almeno sette fendenti, inferti con estrema ferocia per poi occultare il cadavere nel vano bagagli dalla Ford Fiesta e quindi dargli fuoco. Corpo che fu poi ritrovato in un luogo isolato nelle campagne di Fossa.

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Fonte : Fanpage