Più o meno dallo scorso 20 dicembre, TikTok ha iniziato a mandare ai creator (anche italiani) una notifica che li invitava a pubblicare video lunghi sino a 30 minuti. Mezz’ora di video su una piattaforma nata e nota per contenuti da 7-10 secondi sembra un controsenso. Almeno sino a quando non se ne capisce il senso.
Che in effetti c’è, perché questo non è il primo passo che TikTok fa in questa direzione: prima video lunghi non oltre i 59 secondi, poi 3 minuti, poi 10 minuti. E adesso 30 minuti. Succede perché il social di origine cinese vuole fare concorrenza a YouTube, e vuole fare concorrenza a YouTube per conquistare più spazio nel mercato pubblicitario. E più soldi, ovviamente.
Come funziona la pubblicità su TikTok
Secondo stime recenti, TikTok ha fatturato poco meno di 10 miliardi di dollari dalla pubblicità nel 2022 e dovrebbe chiudere il 2023 intorno ai 15 miliardi. Sono un sacco di soldi, ma sono pochi rispetto a quelli fatti da YouTube, che ormai viaggia stabilmente oltre i 30 miliardi di dollari di fatturato pubblicitario l’anno. TikTok sta oggi dove YouTube stava 5 anni fa, nel 2019.
Per arrivarci, la piattaforma di video-upload di Google ha probabilmente esagerato con gli spot (ne abbiamo scritto pochi giorni fa) ma questa è la strada che TikTok ha deciso di seguire aprendo la porta ai video da 30 minuti. Ma che c’entrano i video da mezz’ora con la pubblicità? Per capirlo, serve capire come funziona al momento la pubblicità su TikTok (al netto dei video sponsorizzati, chiaramente)..
Per ora, sul social di ByteDance ci sono solo i cosiddetti spot pre-roll o post-roll, che cioè vengono visualizzati solo prima o dopo un video: non esistono i mid-roll, quelli che stanno in mezzo ai contenuti, che sono quelli più redditizi e quelli su cui YouTube sta costruendo le sue fortune. Non esistono perché sono proprio contro la natura di TikTok: quale mid-roll puoi mettere in una clip da 7-10-12 secondi? Nessuno, e infatti non ne viene messo nessuno. E che succede con i pre-roll o con i post-roll su TikTok? Che non li guarda nessuno, semplicemente: scorrendo fra un video e l’altro, non appena l’utente si accorge di avere davanti una pubblicità, muove ancora il dito e passa oltre. È difficile che si fermi, e questo è un problema due volte: lo è per le aziende, perché pagano per spazi pubblicitari poco efficaci; lo è per TikTok, perché non può fare alle aziende gli stessi prezzi che fa YouTube per spot che difficilmente ricevono visibilità. E quindi incassa meno soldi, in estrema sintesi.
La fine di TikTok come lo conosciamo?
Il nodo è sempre lo stesso, ed è quello che TikTok non riesce a sciogliere da anni, nonostante l’impegno: è ampiamente la piattaforma di maggiore successo, più interessante, che funziona meglio e su cui anche la moderazione è più efficace, ma non è quella dove si guadagna.
TikTok ha numeri che gli altri social invidiano, il 2024 potrebbe essere l’anno in cui toccherà i 2 miliardi di utenti, dà una visibilità enorme che è praticamente impossibile avere altrove (come sanno bene Martina Strazzer e New Martina, che abbiamo intervistato di recente), ma non permette di guadagnare direttamente in piattaforma. Non come fanno le altre piattaforme. Che è una cosa che non va bene né per i creator né per le aziende, né per TikTok stessa.
I video da 30 minuti potrebbero invertire questa tendenza, appunto con la possibilità per i creator e le aziende di inserire i mid-roll all’interno di questi contenuti più lunghi, magari anche rendendone alcuni non skippabili. Così che gli utenti non possano evitare di vedere questi spot. Potrebbe essere un successo, o potrebbe essere la fine di TikTok per come lo conosciamo, perché restano onestamente forti dubbi su quante saranno le persone che vorranno guardare 20-30 minuti di filmato in verticale sullo smartphone.
Fonte : Repubblica