Mark Bresciano ha un feeling speciale con il Belpaese. L’ex calciatore australiano di chiare origini italiane (padre emigrò oltreoceano dalla Lucania) ha vissuto le pagine più belle e importanti della sua carriera prima in Serie B e poi in Serie A, con le maglie di Empoli, Parma, Palermo, e Lazio. Proprio in Italia ha ritrovato la passione per il pallone entrando a far parte nei mesi scorsi del Consiglio d’Amministrazione del Catania. Prima infatti, dopo aver appeso le scarpe al chiodo, aveva deciso di intraprendere una nuova vita e carriera, diventando un coltivatore di cannabis per uso medico.
Tornato in patria infatti Mark ha pensato a come reinventarsi dopo una vita dedicata al pallone. Gli mancava quel calcio giocato vissuto “come una religione in Italia“, ma allo stesso tempo in un’intervista al The Sun, dichiarava: “Ho perso la passione per il calcio professionistico. Al giorno d’oggi sono solo uno spettatore“. Sarebbe diventato un piastrellista se non avesse dimostrato sin dalla giovane età di avere un rapporto speciale con il pallone. Quel pallone che dopo le prime esperienze in patria lo ha portato in Italia, all’Empoli in Serie B.
Centrocampista moderno, con una visione di gioco e senso del gol Bresciano iniziò a catalizzare le attenzioni di diversi club e anche dell’allora ct della Nazionale Trapattoni che però dovette fare i conti con le presenze già collezionate del calciatore con l’Australia. Sono arrivate poi il Parma, il Palermo e la Lazio, con risultati prestigiosi anche in nazionale con la vittoria della Coppa d’Asia, d’Oceania e di quegli ottavi di finale ai memorabili Mondiali del 2006 quando si arrese solo all’Italia poi campione del mondo. Bresciano ha lasciato un segno indelebile anche con la sua esultanza: dopo la rete restava impietrito, petto in fuori, imitando una statua.
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A 38 anni dopo le ultime esperienze negli Emirati Arabi Uniti e in Qatar, il ritiro e il definitivo ritorno a Melbourne. E qui è iniziata la sua seconda vita, imprenditoriale nel settore immobiliare, ma non solo. Mark Bresciano infatti ha deciso di investire anche sulla coltivazione della cannabis, per scopi terapeutici. All’epoca infatti l’ormai ex giocatore dichiarò: “Al momento sto studiando con un partner che sta lavorando per produrre medicinali a base di marijuana entro il prossimo anno. L’azienda si chiama Greenhope. Abbiamo individuato un sito e ottenuto le licenze necessarie”.
Una scelta curiosa ma portata avanti con grande decisione nonostante qualche difficoltà: “C’è ancora molta strada da fare prima di poter produrre farmaci a base di cannabis. Per il momento andremo in Canada e negli Stati Uniti per saperne di più, oltre che in Europa, dove ci sono esperti”. Dopo aver regalato tante emozioni da calciatore, la voglia dunque di aiutare le persone in difficoltà come recita il sito ufficiale della sua compagnia: “La speranza sta arrivando… il movimento è medicinale”.
E le cose sono andate avanti per Bresciano che oggi è tornato nel calcio da dirigente del Catania. In una recente intervista a La Gazzetta dello Sport ha orgogliosamente annunciato il suo nuovo corso pioneristico: “In Australia mi occupo di edilizia e di cannabis a uso medico. Con la mia azienda aiutiamo le persone a guarire dalle patologie croniche”.
Per cosa viene utilizzata la cannabis a scopo terapeutico? Per lenire in caso di altri trattamenti non efficaci i dolori cronici, o per contrastare anche gli effetti di chemioterapia, radioterapia, per contrastare l’eccessiva pressione endooculare nei pazienti affetti da glaucoma. In Italia, la cannabis, come si legge sul sito del Ministero della Salute, non può essere considerato come una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non hanno prodotto gli effetti desiderati, o hanno provocato effetti secondari non tollerabili, o necessitano di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali”.
Fonte : Fanpage