Questo è stato senza dubbio l’anno delle intelligenze artificiali, mentre i precedenti, gli anni della Covid-19, sono stati quelli delle fake news, delle bugie inventate per spaventare le persone e spingerle a comportamenti insensati e pericolosi.
Adesso queste due tendenze si stanno in qualche modo combinando, con le IA che possono essere usate (e infatti vengono usate) per creare fake news ancora più credibili e difficili da distinguere dalla verità.
In questa pagina spieghiamo che cosa si intende con il termine fake news, diamo qualche consiglio per riconoscerle e soprattutto per difendersi e non cascare nelle trappole.
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Colpa e dolo, differenza fra errori e fake news
Innanzi tutto, che cos’è una fake news? Secondo la definizione che si trova sulla Treccani, è “un’informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero, divulgata intenzionalmente o inintenzionalmente attraverso il Web, i media o le tecnologie digitali di comunicazione, e caratterizzata da un’apparente plausibilità”.
La definizione della Treccani è sostanzialmente corretta, ma manchevole di un dettaglio che non è un dettaglio ma è anzi fondamentale per capire cos’è una fake news: se è vero che può essere “divulgata intenzionalmente o non intenzionalmente” (pensiamo a chi condivide sui social una storia senza sapere che è falsa), il punto è che è creata intenzionalmente, con la volontà e la consapevolezza di mettere in circolazione una bugia.
Questa è la principale differenza con le notizie che poi si rivelano sbagliate, incorrette o comunque imprecise: quelle sono errori. Prendendo in prestito una distinzione tipica della giurisprudenza, è un po’ la stessa differenza che c’è fra il dolo e la colpa: le fake news sono dolose, gli errori sono colposi.
L’uso dell’espressione fake news si è diffuso tantissimo online a partire dal 2016 e dallla campagna presidenziale di Donald Trump, che etichettava in questo modo le notizie su di lui che non gli piacevano.
Come riconoscere una fake news
Quella dell’essere creata di proposito, con lo scopo di mentire e di agevolare la diffusione di una falsità, è la prima fra le caratteristiche delle fake news.
Ce ne sono altre due, che si possono ritrovare più o meno sempre: le fake news sono recurrent e not consistent, cioè ritornano periodicamente e si ripetono nel tempo, e quando ritornano non sono coerenti con quello che erano. Ne esistono varie versioni, nel tempo e nei contenuti.
Esempi di bufale not consistent sono tutte quelle circolate negli anni del coronavirus, che mutavano per adattarsi ai tempi, come quelle sul presunto maxi processo Norimberga 2 contro i poteri forti o quelle sulla data di fine sperimentazione dei vaccini, che prima era il 2022, poi il 2023 e adesso è il 2024.
Un ottimo e recente esempio di fake news recurrent è quello del “Non autorizzo Facebook”: nel 2020 non autorizzavamo le scuole a “isolare mio figlio se dovesse presentare improvvisamente qualche linea di febbre”, nel 2022 non autorizzavamo “Meta a usare le mie immagini, informazioni, messaggi o post né in passato né in futuro” e nel 2023 abbiamo deciso che “non do il permesso a Facebook di addebitare 4,99 dollari al mese sul mio account”. Sono ovviamente tutte sciocchezze, di cui fra l’altro si trovano tracce che vanno indietro addirittura sino al 2009.
tiktok: uno degli incredibili video del finto Tom Cruise
Che c’entrano le IA con le fake news?
Come detto all’inizio, le intelligenze artificiali, anche quelle sviluppate con intenzioni nobili, stanno amplificando e amplificheranno ulteriormente tutto questo sottobosco di bugiardi e mentitori seriali, che trovano in queste tecnologie un alleato insperato e inatteso.
Praticamente da subito, ChatGPT è stata usata dai cybercriminali per potenziare tentativi di raggiro e altri piani, ma in generale tutte le IA generative possono essere sfruttate per questo, grazie alla loro capacità di programmare, di scrivere testi credibili, di riprodurre voci e volti, anche in movimento.
Negli ultimi anni e anche recentissimamente sono state messe in circolazione foto scattate a Gaza che in realtà non erano state scattate a Gaza ma create da un’IA, video deepfake di Putin, di Zelensky, di Obama, di Renzi, di Salvini, di attrici come Scarlett Johansson, di youtuber molto famosi come MrBeast (chi è?), di un paio di giornalisti della BBC, tutti usati per organizzare truffe o raggiri. Non è improbabile immaginare che in futuro (un futuro parecchio prossimo) sarà molto, molto difficile distinguere il vero dal falso, la vera Giorgia Meloni che parla della manovra economica da una falsa che dice che lo Stato pignorerà tutte le seconde case, il vero Xi Jinping da quello falso che dice che bombarderà Mosca e così via.
Ancora: sui social network ci sono interi profili creati proprio con questa tecnologia (il più noto è il finto Tom Cruise che sta su TikTok da oltre due anni), ci sono software come HeyGen che permettono di parlare lingue che non si conoscono, c’è iPhone che è in grado di esprimersi con la voce del suo proprietario, leggendo testi e rispondendo al telefono come se fosse lui.
Come difendersi dalle fake news
Viste le premesse, si capisce che è sempre più urgente e importante imparare a distinguere il vero dal falso. O almeno provare a farlo.
Altra tecnologia può sicuramente aiutarci a contrastare l’uso malevolo di questa tecnologia (ci sono IA che sono in grado di riconoscere i contenuti creati dalle IA, per esempio analizzando i riflessi nelle cornee) ma la prima linea di difesa contro le fake news siamo noi.
Per cominciare, e adesso più che mai, è necessario applicare una giusta dose di scetticismo nei confronti di più o meno tutto quello che ci viene sottoposto davanti agli occhi. È necessario usare il buonsenso: se una cosa sembra troppo strana per essere vera, probabilmente non è vera.
Poi, fare verifiche online, farne tante, cercare, controllare se la storia ritorna, se ritorna più volte e per anni, se rispetto alle puntate precedenti ci sono discrepanze: sono tutte spie che qualcosa non va e che è il caso di fare attenzione.
Collegato a questo, e forse più importante di tutto: controllare le fonti. Chi è che racconta la storia? Quanto è credibile? Ci si può fidare? Fra giornali, siti d’informazione e singole persone, singoli comunicatori, serve tempo per imparare a distinguere quelli affidabili da quelli non affidabili, vedendo se sbagliano, quante volte sbagliano, quante volte sono costretti a correggere e a rettificare. Per velocizzare il processo può essere utile farsi aiutare da NewsGuard (qui un esempio del loro lavoro), che è insieme un’associazione fondata nel 2018 da giornalisti ed ex editori proprio allo scopo di distinguere i giornali affidabili da quelli non affidabili, e anche un’estensione per più o meno tutti i browser.
Funziona così: la si scarica e installa e quando si fa una ricerca su un qualsiasi argomento di attualità, accanto ai risultati comparirà un bollino rosso, giallo e verde e un numero che danno un’indicazione rapida della credibilità del sito che riporta quella notizia. NewsGuard usa 9 parametri (non di peso uguale) per assegnare un punteggio da 0 a 100 alle varie testate: nel mondo, i siti da 100 sono pochissimi e quasi tutti in lingua inglese, ma ce ne sono alcuni italiani ampiamente sopra quota 90, che è comunque un ottimo risultato.
Purtroppo, in Italia ci sono anche quotidiani che stanno sotto al 50 e pure siti che hanno alcune delle valutazioni più basse fra tutte le migliaia di testate prese in considerazione da NewsGuard. Come linea generale, sarebbe consigliabile non leggere nulla su siti che hanno una valutazione sotto al 60. A meno di non voler consapevolmente essere ingannati, certo.
Fonte : Repubblica